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Con la guerra in Ucraina i prezzi alimentari mondiali sono ai massimi storici

La FAO conferma i timori degli analisti: a marzo aumenti record per grano mais e oli vegetali. In crescita anche il costo della carne

di Redazione

L’invasione russa dell’Ucraina non sta avendo ripercussioni soltanto i due Paesi coinvolti. Fin dai primi giorni del conflitto, iniziato il 24 febbraio, diverse analisi hanno ricordato il peso delle due economie sul mercato agro-alimentare mondiale – Russia e Ucraina producono circa il 30% del grano commerciale a livello globale, il 12% delle relative calorie, ed esportano enormi quantità di fertilizzanti –, evidenziando che la guerra avrebbe potuto far schizzare così i prezzi di molti generi alimentari. All’improvviso, una carestia mondiale si è trasformata in un’ipotesi (molto) concreta. Specialmente nei Paesi più poveri e in via di sviluppo. Oggi due notizie confermano i timori degli analisti.

Il premier ucraino, Denys Shmyal, ha annunciato che quest’anno il raccolto di grano ucraino crollerà del 20% rispetto all’anno scorso a causa del conflitto che ha ridotto la superficie coltivabile. Citato dal The Guardian, il primo ministro ha assicurato che l’Ucraina dispone di riserve sufficienti per soddisfare il fabbisogno alimentare della propria popolazione. L’export potrebbe comunque risentirne: la Russia impedisce alle navi ucraine di lasciare i porti.

La seconda notizia arriva dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Che conferma l’aumento dei prezzi di molti generi alimentari. Dopo aver battuto a febbraio il record dalla sua creazione nel 1990, l’Indice elaborato dalla FAO, che calcola la variazione mensile dei prezzi internazionale di un panieri di prodotti alimentari di base, ha registrato un ulteriore aumento, a marzo (+12,6%).

In crescita il costo del grano (+19,7%) e del mais (+19,1%). Anche in questi casi si tratta di incrementi record, insieme a quelli dell’orzo e del sorgo.

L’Indice dei listini degli oli vegetali ha registrato un +23,2%, per le quotazioni dell’olio di semi di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale. In aumento rispetto a febbraio anche lo zucchero (+6,7%) e la carne (+4,8%) che ha raggiunto il suo picco storico (ad incidere sono stati i prezzi in crescita della carne suina dovuti a una carenza in Europa occidentale).

L’Indice Fao dei prezzi dei prodotti lattiero caseari è cresciuto del 2,6% – su base annua, l’incremento è stato del 23,6% –, con le quotazioni di burro e latte in polvere aumentate in modo davvero notevole a causa dell’impennata delle importazioni per consegne a breve e lungo termine, in particolare dai mercati asiatici.

L’Italia non rappresenta un’eccezione: il conflitto in Ucraina sta avendo un impatto sui costi affrontati dalle aziende agricole italiane, sostiene un rapporto del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Tre aziende su dieci potrebbero avere un reddito netto negativo, un incremento dei costi di produzioni e un aumento dei prezzi.

 

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