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Se anche la locomotiva d’Europa arranca

L’economia tedesca ha cominciato a dare i primi segnali di instabilità, tra cui il primo deficit commerciale dal 1991

di Matteo Buttaroni

Parafrasando il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, la situazione in Germania è molto tesa.  L’annuncio di Gazprom di un blocco di dieci giorni alle forniture, dall’11 al 21 luglio, per una manutenzione di routine fa temere che si tratti di una mossa politica di Mosca e che il blocco possa protrarsi per più tempo, mettendo a dura prova l’approvvigionamento tedesco, già pesantemente segnato dalla sforbiciata del 40% che Gazprom ha effettuato alla distribuzione europea.

Quello che preoccupa maggiormente non è tanto la fornitura attuale, che già di per sé fa salire i prezzi della materia prima, quanto le scorte immagazzinate per l’inverno, pari attualmente al 61%, contro l’80% dell’obiettivo fissato dall’Unione europea. «Se non dovessimo ricevere più gas russo e vivere un inverno mediamente caldo – ha spiegato il capo dell’Agenzia federale delle reti, Klaus Muller -, i volumi immagazzinati al momento durerebbero forse uno o due mesi», con conseguenze pesanti sia per i consumatori sia per l’industria.

Già oggi l’economia tedesca, la cui efficienza industriale è fortemente legata alla fornitura energetica e ai costi di approvvigionamento, mostra i primi segnali di instabilità. Primo fra tutti il primo deficit commerciale dal 1991. A maggio le esportazioni tedesche sono diminuite dello 0,5% rispetto ad aprile, mentre l’import ha registrato un +2,7%. Il confronto annuo mostra rispettivamente un +11,7% e un +27,8%. Di conseguenza la bilancia commerciale si è portata in territorio negativo per circa un miliardo di euro, a fronte del surplus pari a tre miliardi di aprile.

Altro dato allarmante è l’aumento della popolazione a rischio povertà, stimata in 13,8 milioni di individui: oltre 600mila in più rispetto ad un anno prima. In un Rapporto redatto dall’associazione Paritätischen Wohlfahrtsverband, si legge che «mentre nel 2020 i vari scudi protettivi e le misure adottate dal governo federale hanno fatto sì che la povertà aumentasse solo in maniera marginale, nonostante la crisi economica e il rapido aumento della disoccupazione, gli effetti economici della pandemia del 2021 hanno avuto un impatto più pesante sull’aumento della povertà». «Ciò che colpisce – si legge ancora – è un insolito aumento della povertà tra i lavoratori, in particolare i lavoratori autonomi (dal 9 al 13,1 per cento), che hanno subito perdite finanziarie marcate durante la pandemia. Picchi di povertà si registrano anche per i pensionati (17,9 per cento) e per i bambini e i giovani (20,8 per cento)».

Tornando alla macroeconomia, le rilevazioni mostrano un aumento del PIL dello 0,2% nel primo trimestre, mentre secondo il Federal Labour Office, il tasso di disoccupazione a giugno avrebbe toccato il 5,3%, contro il 5% delle attese, riportando un aumento dei disoccupati di 133mila unità. In lieve recupero, invece, la produzione industriale, salita dello 0,7% ad aprile dal -3,7% di marzo. Anche in questo caso il dato è peggiore delle attese, è 1%. Su base annua l’indice è sceso del 2,2%. Per quanto riguarda l’inflazione, la stima preliminare dell’ufficio di statistica federale – Destatis – indica un amento mensile dello 0,1% e un +7,6% annuo.

 

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