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Così le dinamiche dell’occupazione giovanile

Nel secondo trimestre 2022, l’Istat rileva che il 31,5% dei giovani svolge un lavoro a tempo determinato. Il 13,3% degli occupati di 15-34 anni ritiene probabile perdere il lavoro entro sei mesi

di Redazione

Il lavoro precario si diffonde particolarmente tra i giovani. Non una novità, ma nell’ultimo periodo un ulteriore aggravamento della situazione potrebbe essere derivato dalle recenti difficoltà legate all’economia, considerando che, come osserva l’Istat, proprio i giovani sono coloro che risentono di più degli andamenti restrittivi o espansivi del ciclo economico. Negli ultimi tre anni – spiega l’Istat nel focus La dinamica dell’occupazione giovanile contenuto nel report Il mercato del lavoro relativo al secondo trimestre 2022 –, le oscillazioni del tasso di occupazione delle persone tra i 15 e i 34 anni sono state molto più accentuate rispetto a quelle dei 35-64enni. Per i giovani è stato più intenso sia il calo tendenziale iniziato nel secondo trimestre 2020 – quando tra gli under35 ha sfiorato i quattro punti percentuali, fermandosi a poco più di due punti tra i più adulti – e protrattosi fino al primo trimestre 2021, sia la ripresa successiva iniziata nel secondo trimestre 2021, quando l’incremento del tasso tra i giovani è stato quasi il triplo di quello dei più adulti. Del resto, aggiunge l’Istat, nonostante i giovani rappresentino meno di un quarto del totale degli occupati, il calo dell’occupazione li ha coinvolti in almeno quattro casi su dieci, e la successiva ripresa in circa sei casi su dieci. 

La dinamica tra il secondo trimestre 2021 e il secondo trimestre 2022, frutto anche dell’adozione di provvedimenti che hanno favorito l’assunzione di giovani – aggiunge l’Istat –, si caratterizza per una crescita del tasso di occupazione tra i 15-34enni – che raggiunge il 44,2% – di 3,5 punti, circa doppia di quella osservata per i 35-64enni (+1,7 punti). Nel dettaglio, la crescita dell’occupazione giovanile ha riguardato il lavoro alle dipendenze, sia a termine (+182 mila, +12,3% rispetto al secondo trimestre 2021) sia a tempo indeterminato (+219 mila, +8,4%), mentre è proseguito il calo degli indipendenti (-10 mila, -1,2%). Nel secondo trimestre 2022, il 31,5% dei giovani svolge un lavoro a tempo determinato (8,5% tra gli adulti) e gli under35 rappresentano più della metà del totale dei dipendenti a termine (52,3%). Ciò determina anche una diffusa percezione di insicurezza: il 13,3% degli occupati di 15-34 anni (quota circa doppia rispetto a quella dei lavoratori più anziani, pari al 6,5%) ritiene probabile perdere il lavoro entro sei mesi.

In oltre la metà dei casi la crescita degli occupati tra i 15 e i 34 anni ha riguardato i settori degli alberghi e ristorazione (+134 mila, +32,4% rispetto al secondo trimestre 2021), delle costruzioni (+55 mila, +19,9%) e degli altri servizi collettivi e personali (+53 mila, +19,8%), ricalcando la dinamica osservata sul totale degli occupati. I giovani, inoltre, si caratterizzano per incrementi più marcati dell’occupazione (di oltre tre volte superiori rispetto al totale) nei settori di trasporti e magazzinaggio, informazione e comunicazione e servizi generali della PA. La crescita è meno intensa, ma sempre superiore al totale, nei comparti dell’industria, dei servizi alle imprese, dell’istruzione e della sanità. Ancora in calo, invece, gli occupati giovani nei comparti del commercio, delle attività finanziare e assicurative e dei servizi alle famiglie. Infine, tra i giovani aumentano le professioni qualificate (+139 mila, +9% rispetto al secondo trimestre 2021), soprattutto quelle intellettuali e tecniche nei comparti di informazione e comunicazione, istruzione e sanità (si pensi ad esempio ad analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, professori di scuola dalla pre-primaria alla secondaria, professioni sanitarie e infermieristiche); la marcata crescita delle professioni intermedie (+174 mila, +10%) è, invece, concentrata nei settori di alberghi e ristorazione e negli altri servizi collettivi e personali (camerieri, baristi, cuochi, addetti all’accoglienza, impiegati amministrativi per fare alcuni esempi). Aumentano anche le professioni operaie (+68 mila, +6,3%), sebbene con minore intensità, soprattutto nelle costruzioni (muratori, manovali, ecc.) e nei trasporti e magazzinaggio (conduttori di mezzi pesanti, addetti alle consegne, ecc.). Decisamente trascurabile, afferma ancora l’Istat, la crescita delle professioni non qualificate (+11 mila, +2,1%). In sintesi, oltre un terzo dei giovani svolge professioni intermedie e quasi un terzo occupa una posizione qualificata; meno di uno su dieci svolge una professione non qualificata.

Il tasso di occupazione dei 15-34enni nel secondo trimestre 2022 è di 2,4 punti percentuali più elevato di quello del secondo trimestre 2019, differenza che scende a +1,0 punti per il totale 15-64 anni; anche il numero di occupati giovani è superiore di +182 mila, mentre sul totale è ancora inferiore di 55 mila. Il numero di occupati, sia tra i giovani sia per il totale dei lavoratori, è tornato ai livelli pre-pandemia in agricoltura, nelle costruzioni (dove li hanno anche marcatamente superati), nel comparto di informazione e comunicazione, nei trasporti e magazzinaggio e negli altri servizi collettivi e personali; tra i giovani è tornato e ha superato quello del secondo trimestre 2019 anche nei settori dell’istruzione, dei servizi generali della PA e della sanità, dinamica positiva che tuttavia non è riuscita a compensare la forte riduzione degli adulti (sul totale degli occupati il valore è ancora inferiore a quello del 2019). Infine, il numero di occupati giovani è ancora inferiore a quello del 2019, così come si osserva per il totale degli occupati, nei comparti dell’industria, del commercio, degli alberghi e ristorazione, delle attività finanziarie e assicurative, dei servizi alle imprese e dei servizi alle famiglie. Ciò ha determinato una modifica del peso degli occupati giovani per settore: sebbene rimanga la più elevata, è diminuita la quota nel settore degli alberghi e ristorazione (37% contro 38,9% nel secondo trimestre 2019) ed è aumentata quella degli altri servizi collettivi e alla persona e del settore di informazione e comunicazione (29,4% contro 25,9% e 27,4% contro 24,4%, rispettivamente); in crescita, seppur ancora bassa, anche la quota dei giovani occupati nei settori dell’istruzione e dei servizi generali della PA (15,6% contro 11,4% e 10,8% contro 7,5%, rispettivamente).

In un’ottica di lungo periodo, la ripresa dell’occupazione giovanile osservata negli ultimi trimestri non ha comunque permesso di tornare ai livelli occupazionali osservati nella prima metà degli anni duemila. L’andamento demografico e l’allungamento dei percorsi di istruzione, insieme alle difficoltà di ingresso e permanenza nel mercato del lavoro, hanno contribuito alla diminuzione progressiva del numero di occupati giovani che, nel secondo trimestre 2022, si attesta a 5 milioni 295 mila, 2 milioni 394 mila in meno rispetto al secondo trimestre 2004 (valore più elevato e anno di inizio nella nuova seria storica). Ciò ha determinato la diminuzione della quota di giovani sul totale degli occupati – che è passata dal 34,4% del secondo trimestre 2004 al 22,8% – ma, soprattutto, quella del tasso di occupazione giovanile, che nel secondo trimestre 2022 è di -8,3 punti inferiore a quello del secondo trimestre 2004. Infine, nel corso degli anni, sono aumentati i divari con l’Europa: nel 2004, il gap tra il tasso di occupazione italiano e quello medio Ue27 per i giovani di 15-34 anni era di circa due punti percentuali ed era inferiore a quello osservato per i 35-64enni (circa cinque punti); nel 2021 la differenza tra i giovani è salita a 15,5 punti e ha superato abbondantemente quella osservata per i più adulti (salita a 8,4 punti).

 

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