Economia mondiale in rallentamento
Riviste al ribasso le stime di crescita nel biennio 2022-2023. Pesano l’incertezza sull’evoluzione della guerra tra Russia e Ucraina e l’elevata inflazione
di Redazione
L’elevata inflazione, trainata dall’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche, e l’orientamento restrittivo della politica monetaria nei principali paesi, caratterizzano lo scenario internazionale congiuntamente all’elevata incertezza sull’evoluzione della guerra tra Russia e Ucraina. Questi elementi – dice l’Istat nel report sulle Prospettive per l’economia italiana nel 2022-2023 – rappresentano un freno all’economia mondiale che è attesa decelerare quest’anno e il prossimo.
La Commissione europea, osserva l’Istat, ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale per il biennio 2022-2023 (rispettivamente +3,1% e +2,5%). Il commercio internazionale di beni e servizi in volume, cresciuto nel 2021 del 10,4%, ha più che recuperato i livelli pre-pandemia. Nel 2022, gli scambi mondiali hanno continuato ad aumentare favoriti dall’allentamento, nella seconda metà dell’anno, delle strozzature nelle catene globali del valore e dal graduale, seppure contenuto, riassorbimento dello shock dal lato dei prezzi delle materie prime. La domanda internazionale di beni e servizi dovrebbe crescere quest’anno del 5,4% per poi rallentare ulteriormente al 2,3% nel 2023.
Nel terzo trimestre, in Cina il Pil ha segnato un aumento congiunturale (+3,9%), recuperando ampiamente la flessione dei tre mesi precedenti (-2,7%). L’economia cinese dovrebbe crescere nel biennio di previsione rispettivamente del 3,4% e del 4,5%. Le prospettive sono caratterizzate, tuttavia, da un elevato grado di incertezza a causa delle severe restrizioni alla mobilità in atto per contrastare la diffusione dei contagi da Covid-19.
Il Pil degli Stati Uniti, tra luglio e settembre, ha registrato – aggiunge l’Istat – un rimbalzo congiunturale (+0,6%), interrompendo la fase di calo dei ritmi produttivi che aveva caratterizzato i sei mesi precedenti (-0,1% e -0,4% nel primo e secondo trimestre). La ripresa è stata trainata dalle esportazioni nette, mentre la domanda interna ha continuato a mostrare segnali di debolezza. L’inflazione, seppur in decelerazione, si è mantenuta su livelli elevati (+7,7% tendenziale a ottobre da +8,2% a settembre), nonostante i consistenti rialzi dei tassi ufficiali che, a novembre, hanno subito il quarto incremento consecutivo di 75 punti base, attestandosi nell’intervallo tra 3,75-4%. La crescita dell’economia statunitense registrerà una decisa decelerazione sia nell’anno in corso sia nel successivo (rispettivamente +1,8% e +0,7%).
Nell’area dell’euro, nel terzo trimestre, il Pil è cresciuto dello 0,2% in termini congiunturali, in rallentamento rispetto ai tre mesi precedenti (+0,6%, +0,8% rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre). A livello nazionale, l’andamento del Pil ha mostrato un generale miglioramento caratterizzato da differenti intensità: +0,5% in Italia, +0,4% in Germania e +0,2% in Francia e Spagna. Il recupero dei livelli di attività pre-crisi appare generalizzato tra i paesi seppure con intensità diverse. Confrontando il valore del Pil destagionalizzato e misurato a prezzi concatenati nel terzo trimestre del 2022 con la media del 2019, l’Italia ha segnato un deciso miglioramento (+1,3%) superiore a quello delle principali economie europee (+1% Francia, +0,4% Germania e -1,6% in Spagna). Nell’area euro l’inflazione ha mostrato un primo rallentamento a novembre (10% tendenziale dal 10,6% di ottobre). L’indice core, salito al 6,6% dal 6,4% di ottobre, è ancora sostenuto principalmente dai prezzi dei beni e in misura meno rilevante da quelli dei servizi. Secondo la Commissione europea la ripresa dei ritmi produttivi determinerebbe un significativo aumento del Pil dell’area euro per l’anno in corso (+3,2%) a cui seguirebbe un deciso rallentamento nel 2023 (+0,3%). Nel dettaglio, tra i principali paesi, la Spagna crescerebbe quest’anno del 4,5% (+1% nel 2023), la Francia del 2,6% (+0,4%) mentre la Germania segnerebbe una crescita più contenuta per l’anno corrente (+1,6%) a cui seguirebbe una flessione nel 2023 (-0,6%).