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Perché la Germania sta rallentando

Il settore manifatturiero arranca, ma i produttori intravedono la luce in fondo al tunnel

di Redazione

Nuovo segnale negativo per la Germania: dopo il calo congiunturale del PIL dello 0,2% nel quarto trimestre (dal +0,4% registrato tra il secondo ed il terzo trimestre) e il rallentamento del dato tendenziale (+0,5%, contro il +1,2% del trimestre precedente e il +0,8% delle attese), una doccia fredda arriva anche dalla produzione industriale.

A dicembre, secondo le ultime rilevazioni di Destatis, l’ufficio federale di statistica, la produzione industriale tedesca ha registrato una brusca frenata, riportando un calo del 3,1%, contro il -0,7% previsto dagli analisti e il +0,4% del mese precedente.  Anche su base annua si è registrata una flessione: del 3,9%, che ha portato il consuntivo dell’intero 2022 ad un calo dello 0,6%.

Per quanto riguarda  il settore manifatturiero in senso stretto, dalle ultime rilevazioni di S&P Global emerge come il PMI della Germania sia il più basso tra i Paesi monitorati, ponendosi, con i 47.3 punti di gennaio, alle spalle non solo di  Italia, Francia e Spagna, ma anche di Grecia, Austria, Irlanda e Paesi Bassi.

A pesare sull’andamento del settore, spiega S&P Global, è la componente relativa ai nuovi ordini ricevuti dai produttori tedeschi, influenzata negativamente dagli alti livelli di stock della clientela, dai prezzi elevati e dalla reticenza agli investimenti. Nonostante ciò, dall’analisi emerge un miglioramento delle prospettive per l’anno in corso, grazie al rallentamento dei costi degli input, come a quello dell’inflazione in generale, e ad un’attenuazione delle pressioni sulla catena di approvvigionamento.

 

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