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Il sovraffollamento delle carceri in Europa

Lo riferisce l’Organizzazione mondiale della Sanità Europa in un rapporto che descrive lo «stato della salute carceraria» in Europa

di Redazione

Nell’Unione europea il sovraffollamento carcerario rimane un problema per molti Paesi: lo è per uno Stato membro su cinque. Lo riferisce l’Oms Europa, la sezione europea dell’Organizzazione mondiale della Sanità, nel secondo “Rapporto sullo stato della salute carceraria nella regione europea dell’Oms”, che fotografa una situazione a tratti allarmante.

Foto di Emiliano Bar su Unsplash

L’indagine è stata condotta nel 2021, inviando un sondaggio a 36 Paesi, meno della metà dei quali ha risposto alle domande, fornendo i dati necessari per stilare il report, dal quale emerge che, nel 2020, anno influenzato dalle restrizioni introdotte in seguito allo scoppio della pandemia, sono state incarcerate complessivamente 613.497 persone – il numero include sia le persone non condannate che quelle condannate –, pari al 6,6% in meno rispetto al 2019.

In un Paese membro su cinque ci sono più detenuti che posti disponibili, riporta l’Oms. Secondo i dati del Consiglio d’Europa, un’organizzazione internazionale che promuove la democrazia e i diritti umani, l’Italia è tra i Paesi dove il sovraffollamento carcerario è particolarmente rilevante, nonostante entrino in prigione “solo” 90 persone ogni centomila abitanti contro una media europea di 116,1. Nel nostro Paese ci sono 105,5 detenuti ogni 100 posti, contro una media europea di 82,5. Ad eccezione della Francia, dove con 103 detenuti ogni 100 posti la situazione è simile a quella italiana, negli altri principali Paesi europei la situazione è migliore: in Spagna il tasso di occupazione delle celle è del 73,6%, in Germania dell’81,6%.

Per alleggerire la pressione sui sistemi carcerari, l’Oms Europa invita i Paesi membri a considerare misure alternative non detentive per i reati meno gravi.

Torniamo al rapporto dell’Oms Europa, dal quale emerge anche un altro problema, altrettanto rilevante: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, il 32% della popolazione carceraria soffre di disturbi mentali. Per quanto alto, probabilmente si tratta di un dato sottostimato: la maggioranza delle malattie non trasmissibili è registrata inadeguatamente.

Eppure, sottolinea l’Oms Europa, «l’incarcerazione non dovrebbe mai diventare una condanna al peggioramento della salute» e «tutti i cittadini hanno diritto a un’assistenza sanitaria di buona qualità indipendentemente dal loro status legale».

 

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