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Prezzi al consumo, inflazione cala al 7,7%

Il rallentamento si deve soprattutto alla decelerazione dei prezzi dell’energia. Carrello della spesa stabile su base tendenziale a +12,7%

di Redazione

Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di marzo 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,3% su base mensile e un aumento del 7,7% su base annua, da +9,1% del mese precedente. Il rallentamento del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, alla decelerazione su base annua dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +40,8% a +18,9%) e alla flessione più marcata di quelli degli Energetici regolamentati (da -16,4% a -20,4%) e, in misura minore, dalla contrazione dei prezzi degli Alimentari lavorati (da +15,5% a +15,3%), dei Beni non durevoli (da +7% a +6,8%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,4% a +6,3%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +8,7% a +9,3%), dei Tabacchi (da +1,8% a +2,5%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1% a +6,3%).

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L’inflazione di fondo, aggiunge l’Istat, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra ancora una moderata accelerazione (da +6,3% a +6,4%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +6,4% a +6,5%). Inoltre, si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +12,4% a +9,8%), mentre si accentua lievemente quella relativa ai servizi (da +4,4% a +4,5%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,3 punti percentuali, da -8,0 di febbraio.

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona restano stabili in termini tendenziali (al +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano la loro crescita (da +9% a +7,7%). La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve al calo dei prezzi degli Energetici, sia non regolamentati (-9,6%) sia regolamentati (-4,8%), solo in parte compensato dall’aumento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+1,2%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), degli Alimentari lavorati e dei Tabacchi (+0,7% entrambi), dei Beni durevoli e semidurevoli (+0,5% entrambi), dei Beni non durevoli e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3% entrambi).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,1% per l’indice generale e a +4,1% per la componente di fondo. In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,8% su base mensile, per la fine dei saldi stagionali di cui il NIC non tiene conto, e del 8,2% su base annua (in netto rallentamento da +9,8% di gennaio).

«A marzo, secondo le stime preliminari – è il commento dell’Istat che accompagna la nota –, prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione (scesa a +7,7%), guidata dalla dinamica dei prezzi dei Beni Energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata (entrambe in netto calo su base congiunturale). Continuano, di contro, le tensioni al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari non lavorati, dei Tabacchi e dei Servizi, che portano a una nuova accelerazione dell’inflazione di fondo (salita a +6,4%), la cui dinamica tuttavia sembra perdere lo slancio che aveva contraddistinto i mesi precedenti. Infine, i prezzi del “carrello della spesa” rimangono stabili su base tendenziale a +12,7%».

 

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