Popolazione residente in calo, nascite al minimo
Nel 2022, in Italia, meno di sette neonati ogni mille abitanti. Sul piano territoriale si evidenzia un calo demografico importante che interessa il Mezzogiorno
di Redazione
«La popolazione cala ancora, ma non al livello del biennio 2020-21». Lo rende noto l’Istat nel report Indicatori demografici relativo al 2022. L’Istat registra anche un lieve incremento degli stranieri: al 1° gennaio del 2023 erano cinque milioni e 50 mila, pari a 20 mila unità in più sul 2022 (+3,9%). Il dato più interessante è un altro, però. E riguarda la natalità, ormai al minimo storico. Per la prima volta dall’unità d’Italia, i nati sono scesi sotto la soglia delle 400 mila unità, a 393 mila. Che, tradotto, significa meno di sette neonati ogni mille abitanti. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, la diminuzione è di circa 184 mila nati, di cui circa 27 mila concentrati dal 2019 in poi. Il calo è riconducibile soltanto parzialmente alle scelte (spontanee o indotte) delle coppie di non avere figli. Tra le cause, figurano anche il calo dimensionale e il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).
Appurato che nel 2022 – spiega l’Istat nel report – la popolazione residente presenta una decrescita simile a quella del 2019 (-2,9%), sul piano territoriale si evidenzia un calo demografico importante che interessa il Mezzogiorno (-6,3%). Il Centro (-2,6%) e soprattutto il Nord (-0,9%), che pur presentano un saldo demografico negativo, hanno valori migliori della media nazionale. Sul piano regionale, la popolazione risulta in aumento solo in Trentino-Alto Adige (+1,6%), in Lombardia (+0,8%) e in Emilia-Romagna (+0,4%). Le regioni, invece, in cui si è persa più popolazione sono la Basilicata, il Molise, la Sardegna e la Calabria, tutte con tassi di decrescita più bassi del -7%. Su base nazionale, il calo della popolazione è frutto di una dinamica demografica sfavorevole che vede un eccesso dei decessi sulle nascite, non compensato dai movimenti migratori con l’estero. I decessi sono stati 713 mila, le nascite 393 mila, toccando un nuovo minimo storico, con un saldo naturale quindi di -320 mila unità.
La speranza di vita alla nascita nel 2022, aggiunge ancora l’Istat, è stimata in 80,5 anni per gli uomini e in 84,8 anni per le donne, solo per i primi si evidenzia, rispetto al 2021, un recupero quantificabile in circa due mesi e mezzo di vita in più. Per le donne, invece, il valore della speranza di vita alla nascita rimane invariato rispetto all’anno precedente. I livelli di sopravvivenza del 2022 risultano ancora sotto quelli del periodo pre-pandemico, registrando valori di sei mesi inferiori nei confronti del 2019, sia tra gli uomini che tra le donne. Sebbene il rallentamento della speranza di vita delle donne rispetto agli uomini costituisca un processo ravvisabile già in anni precedenti la pandemia, quest’ultima può aver acuito il trend.