Così lo scenario economico internazionale
Il quadro resta caratterizzato dall’elevata incertezza legata al protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina e alle tensioni nel settore finanziario
di Redazione
Lo scenario internazionale resta caratterizzato dall’elevata incertezza legata al protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina e alle tensioni nel settore finanziario. Così l’Istat nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana nella parte relativa al quadro economico internazionale. L’inflazione, prosegue l’Istat, nei principali paesi ha continuato a decelerare guidata dal calo delle quotazioni delle materie prime. Il prezzo del Brent e del gas naturale europeo a marzo è diminuito ulteriormente, toccando rispettivamente 78,5 dollari al barile (da 82,7 di febbraio) e 13,8 $/mmbtu (da 16,5 $/mmbtu). Il taglio della produzione di petrolio deliberato dall’OPEC+ suggerisce, tuttavia, che il superamento della crisi energetica debba essere considerato ancora con una certa cautela. Rimane, inoltre, alta l’attenzione delle banche centrali sull’inflazione di fondo ancora elevata.
A gennaio, aggiunge poi l’Istat, il commercio mondiale di beni in volume ha continuato a diminuire sebbene con una dinamica congiunturale più attenuata (-0,1% da -2,8% a dicembre). Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export, sotto la soglia di espansione da febbraio 2022, a marzo ha registrato un calo marginale, suggerendo che gli scambi internazionali continueranno a diminuire nei prossimi mesi. Le recenti stime del Fondo monetario internazionale (FMI) prevedono per quest’anno un tasso di crescita dell’economia mondiale del 2,8% in decelerazione dal 3,4% del 2022.
Cina
L’attività economica in Cina spinta dalle riaperture post Covid ha continuato a espandersi. Il FMI prevede che quest’anno l’economia cinese acceleri al 5,2% (+3,0% nel 2022). A marzo, gli indici PMI sono rimasti al di sopra di 50, segnalando un particolare dinamismo per i servizi. Nello stesso mese, i prezzi al consumo hanno segnato un incremento dello 0,7% tendenziale, il ritmo più lento da settembre 2021.
Stati Uniti
La stima finale del PIL del quarto trimestre negli Stati Uniti, osserva l’Istat, ha rivisto la crescita marginalmente al ribasso (a +0,6% congiunturale da +0,7%). Rispetto a quanto inizialmente stimato si è registrato un incremento più contenuto di consumi e esportazioni solo parzialmente controbilanciato da maggiori investimenti fissi, spesa pubblica, e da minori importazioni. Nel complesso, l’economia americana è attesa crescere dal FMI nel 2023 dell’1,6% (+2,1% nel 2022). L’inflazione a marzo ha continuato a decelerare (+5% da +6% di febbraio), nello stesso mese le condizioni del mercato del lavoro sono rimaste solide, con un tasso di disoccupazione stabile sui minimi storici (+3,6%) e richieste di sussidi coerenti con il pieno impiego. La fiducia dei consumatori americani rilevata dal Conference Board, che ha incluso solo parzialmente gli effetti della crisi bancaria, ha registrato un modesto rialzo rispetto a febbraio, con un peggioramento delle condizioni correnti e un miglioramento delle aspettative per reddito, economia e occupazione.
Eurozona
Il FMI, afferma sempre l’Istituto nazionale di statistica, prevede per l’area dell’euro una frenata del PIL allo 0,8% dopo il 3,5% del 2022. Relativamente ai dati ad alta frequenza, a marzo, l’inflazione complessiva è diminuita (+6,9% da +8,5% di febbraio). L’indice core al netto di energia, alimentari, alcool e tabacco è invece cresciuto marginalmente (+5,7% da 5,6%). Su base annua sono accelerati i prezzi dei servizi, mentre hanno iniziato a rallentare quelli dei beni industriali non energetici. Nonostante la decelerazione ciclica la situazione del mercato del lavoro è rimasta nel complesso positiva. A febbraio il tasso di disoccupazione si è stabilizzato al minimo storico di 6,6% e le vendite al dettaglio in volume sono diminuite marginalmente (-0,2%). Le indagini sulla fiducia della Commissione europea, a marzo, hanno mostrato un lieve peggioramento per il secondo mese consecutivo che lascia comunque l’indice composito Economic Sentiment Indicator (ESI) su livelli espansivi e superiori a quelli di fine 2022. Il calo dell’ESI è stato diffuso a tutte le principali componenti, ma è risultato più accentuato nel commercio al dettaglio e meno ampio per industria e costruzioni. La fiducia nei servizi invece è rimasta stabile. Nel dettaglio nazionale l’ESI è aumentato in Italia (+2,0 punti) e Francia (+0,7), mentre è rimasto sostanzialmente invariato in Spagna (+0,1) e Germania (-0,1).
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