Così il quadro economico internazionale
La crescita dell’economia mondiale sta rallentando con performance eterogenee tra aree geografiche e settori, osserva l’Istat
di Redazione
La crescita dell’economia mondiale – osserva l’Istat nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, nella parte relativa al quadro internazionale – sta rallentando con performance eterogenee tra aree geografiche e settori. Le stime più recenti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevedono per quest’anno e il prossimo un tasso di crescita del Pil del 3% (+3,5% nel 2022) che sconta gli effetti del processo di rialzo dei tassi di interesse attuato dalle principali banche centrali. L’inflazione sta decelerando in quasi tutti paesi con un percorso più graduale per la componente di fondo dell’indice. A maggio, la domanda internazionale di beni in volume è aumentata dello 0,3%, compensando solo in minima parte il calo del mese precedente (-1,6% ad aprile), trainata dalle importazioni dei mercati asiatici emergenti, con l’esclusione della Cina, e del Regno Unito. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export, prosegue l’Istat, ha indicato anche a luglio una possibile ulteriore riduzione degli scambi internazionali nei prossimi mesi. Si è interrotta la fase discendente delle quotazioni del petrolio: a luglio il prezzo del Brent è aumentato, toccando 80,1 dollari al barile (da 74,9 di giugno). Nello stesso mese, i listini del gas naturale europeo hanno continuato a diminuire (9,6 $/mmbtu da 10,4 $/mmbtu). Il mercato valutario è rimasto stabile con il tasso di cambio euro dollaro ancora vicino alla parità (1,11 dollari per euro a luglio da 1,08 del mese precedente).
Cina
La crescita del Pil cinese, che in base alle recenti stime del FMI dovrebbe segnare un 5,2% quest’anno, è decelerata, analizza l’Istat, registrando uno 0,8% congiunturale nel secondo trimestre (+2,2% nei tre mesi precedenti). Gli indici PMI di luglio hanno evidenziato attese di contrazione dell’attività manifatturiera per il quinto mese consecutivo, mentre dai settori dei servizi e delle costruzioni sono giunti segnali di debolezza. Le prospettive di crescita per il terzo trimestre, caratterizzate anche da elevati rischi di deflazione, sono poco favorevoli.
Stati Uniti
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’Istat ricorda che la stima preliminare del Pil del secondo trimestre ha registrato un incremento di 0,6% congiunturale, dopo lo 0,5% di inizio anno (+1,8% le stime del FMI per il 2023). Il dato conferma la tenuta del ciclo statunitense nonostante i rialzi dei tassi di interesse e sottende un miglioramento degli investimenti fissi non residenziali che ha più che compensato la decelerazione dei consumi privati, mentre gli investimenti residenziali sono diminuiti per la nona volta consecutiva. Il contributo della domanda estera è stato sostanzialmente nullo. La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a luglio ha mostrato il valore massimo da luglio 2021, con miglioramenti diffusi alle condizioni correnti e alle aspettative. Le attese di inflazione a un anno, calate per la quarta volta consecutiva, sono sui valori minimi da novembre 2020.
Eurozona
Nell’area dell’euro, nel periodo aprile-giugno, il Pil ha registrato un aumento dello 0,3% in termini congiunturali (0,0% nei tre mesi precedenti, +0,9% la previsione del FMI per il 2023). Tale risultato positivo, osserva però l’Istituto nazionale di statistica, è stato determinato in buona parte dal dato irlandese legato ai profitti delle aziende multinazionali. Nel dettaglio nazionale, si sono registrati incrementi in Francia (+0,5%) e Spagna (+0,4%), una variazione nulla in Germania e una contrazione in Italia (-0,3%), che mostra un risultato inferiore agli altri principali paesi europei. La stima flash, nel frattempo, ha confermato il marcato calo dell’inflazione nell’area a luglio, a 5,3% da 5,5% di giugno. La componente di fondo dell’indice si è invece stabilizzata al 5,5%. Il mercato del lavoro continua a mostrare condizioni favorevoli. A giugno, il tasso di disoccupazione si è stabilizzato rispetto al mese precedente su valori storicamente bassi (6,4%). Le indagini della Commissione europea di luglio hanno confermato un quadro di rallentamento del ciclo dell’area euro nel trimestre estivo. L’indice composito ESI di fiducia economica è diminuito per il terzo mese consecutivo. A fronte di un miglioramento del morale dei consumatori, il calo dell’indice composito è stato dovuto alla fiducia delle imprese dell’industria e delle costruzioni, in presenza di una stabilizzazione nei servizi e di un miglioramento nel commercio al dettaglio. Nel dettaglio nazionale, la fiducia si è ridotta molto in Francia (-2,3 punti) e Germania (-2,1) mentre in Italia (+0,1) l’indice e rimasto sostanzialmente stabile e in Spagna è aumentato in modo consistente (+1,3).