Così il quadro economico internazionale
Le prospettive restano molto incerte, pesano le tensioni geopolitiche e le condizioni finanziarie sfavorevoli per famiglie e imprese
di Redazione
Osservando diversi indicatori, cominciando dalla fiducia di famiglie e imprese che a ottobre ha continuato a calare (e anche il dato sulla produzione industriale sembra segnare una fase di appiattimento), l’Istat non esclude un ulteriore rallentamento dell’economia nei prossimi mesi. Che però, a ben vedere, si colloca all’interno di dinamiche congiunturali che di certo non interessano solo il nostro paese. In generale, dunque, le prospettive economiche internazionali restano molto incerte, condizionate dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche e dalle condizioni finanziarie sfavorevoli per famiglie e imprese. La fotografia dell’Istat, nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, mette perciò in chiaro come sia anche il quadro internazionale, nel complesso, a manifestare rischi al ribasso e difficoltà sparse.
La discesa generalizzata dell’inflazione – afferma l’Istat al riguardo – ha riflesso principalmente il calo delle quotazioni delle materie prime energetiche rispetto ai picchi dello scorso anno, mentre l’inflazione di fondo nelle maggiori economie sta seguendo un percorso di rientro più graduale. I listini delle principali materie prime energetiche a ottobre hanno mostrato un andamento eterogeneo. Il prezzo del Brent per la prima volta da giugno è sceso (91,1 dollari al barile da 94 dollari di settembre) e l’indice del gas naturale è aumentato ulteriormente a 113,8 da 95,4. Nello stesso mese, il tasso di cambio nominale euro dollaro si è stabilizzato a 1,06 dollari per euro, afferma l’Istituto nazionale di statistica.
Ad agosto, prosegue allora l’Istat nell’analisi del quadro internazionale, anche grazie a una ripresa degli scambi della Cina (importazioni +2,6%; esportazioni +5,3%), il commercio globale di merci in volume è cresciuto dello 0,4% in termini congiunturali, recuperando solo in parte il calo di luglio (-0,7%) e proseguendo sul trend discendente in atto dall’autunno dello scorso anno. Il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export, ha segnato il passo, rimanendo anche a ottobre sotto la soglia di espansione e indicando una possibile ulteriore riduzione degli scambi internazionali nei prossimi mesi.
Le principali economie, aggiunge quindi l’Istituto nazionale di statistica, hanno continuato a mostrare un dinamismo differenziato: a fronte di una forte accelerazione del Pil in Cina e negli Stati Uniti, la crescita in Europa è rimasta stagnante. Il Pil cinese del terzo trimestre è salito dell’1,3% in termini congiunturali (+0,5% la variazione dei precedenti tre mesi). Dal lato dell’offerta, le prospettive per il paese restano incerte. A ottobre l’indice Pmi sui servizi è cresciuto a 50,4 da 50,2 di settembre, mentre quello della manifattura è sceso al di sotto della soglia di espansione (49,5 da 50,6).
Negli Stati Uniti, la stima preliminare del Pil del terzo trimestre ha registrato un incremento di 1,2% congiunturale (+0,5% tra aprile e giugno). I dati hanno mostrato un miglioramento dei consumi pubblici e privati che ha più che compensato la correzione degli investimenti fissi non residenziali diminuiti lievemente dopo la forte crescita del trimestre precedente. Il contributo della domanda estera è stato marginalmente negativo. A ottobre, l’occupazione statunitense è tornata a rallentare, frenata anche da fattori temporanei e il tasso di disoccupazione ha segnato un massimo da gennaio 2022 (+3,9%). La Federal Reserve ha mantenuto per la seconda riunione consecutiva i tassi di interesse ufficiali fermi (5,25%-5,50%).
Per quanto riguarda l’area euro, l’Istat ricorda che l’economia si è confermata sostanzialmente stagnante. Nel terzo trimestre, il Pil ha mostrato una marginale flessione congiunturale (-0,1% dopo il +0,2% dei tre mesi precedenti). L’inflazione headline è calata a ottobre al 2,9% (dal 4,3% di settembre), toccando il valore più basso da ottobre 2021. La debolezza della fase ciclica e la moderazione della crescita dei prezzi sono stati alla base della decisione della Bce di mantenere i tassi di interesse ufficiali invariati. A settembre, il tasso di disoccupazione è aumentato marginalmente pur rimanendo su valori storicamente bassi (6,5% da 6,4% di agosto) e le vendite al dettaglio in volume, coerentemente con un quadro di rallentamento congiunturale, sono diminuite dello 0,3%.
Le prospettive per l’area – conclude l’Istat a tale proposito – continuano a essere poco favorevoli. L’indice composito di fiducia economica ESI di ottobre si è stabilizzato a 93,3 da 93,4, con un calo del sentiment nell’industria e un recupero nei servizi. Tra le principali economie euro, la fiducia è migliorata in Spagna (+1,2 punti) e Germania (+0,5), mentre è peggiorata in Francia (-2,9) e, in misura più contenuta, in Italia (-0,9).