Le donne uccise in Italia nel 2023
Numeri impietosi che delineano un quadro a dir poco allarmante: sono più di cento le vittime al 12 novembre
di Redazione
Sono più di cento le donne uccise in Italia nel 2023, nello specifico 102 al 12 novembre. Tralasceremo la cronaca degli ultimi giorni, che da sempre non rappresenta la mission di questo giornale, ma ci soffermeremo sui numeri, che già di per sé sono piuttosto impietosi e delineano un quadro a dir poco allarmante. Dai dati del Viminale, infatti, emerge che di queste oltre cento vittime donne, più di 80 sono in ambito familiare, di queste poco più di 50 per mano di partner o ex partner. Nel 2022, sempre secondo il Viminale, le donne uccise furono 120.
Ancora dati. Sebbene sia difficile reperire numeri esatti in materia, secondo l’impresa sociale Con i Bambini, nel 36% dei casi gli orfani erano presenti durante l’uccisione della mamma.
Nel mondo – i dati delle Nazioni Unite (UN Women) sono dello scorso anno e si riferiscono al 2021 (con ogni probabilità, a breve, ci sarà l’aggiornamento in concomitanza della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) – vengono uccise cinque donne ogni ora in famiglia, per un numero complessivo – sempre relativo al 2021 – che si aggira attorno alle 45 mila vittime, donne e ragazze, di cui più della metà delle 81.100 vittime di omicidi nel periodo di riferimento, sono state uccise dal marito, partner o altro parente.
Secondo i recenti dati Istat, nei primi tre trimestri del 2023, «il numero delle chiamate per telefono e chat» al 1522, il numero, gratuito, attivo 24h su 24, che accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking, «rimane sostanzialmente stabile». Le chiamate complessive sono state 30.581 (sono state 22.553 nel 2022 e 24.699 nel 2021). «Sebbene nel corso del III trimestre aumentino le richieste di aiuto degli utenti e delle vittime rispetto al trimestre precedente (rispettivamente + 6,5%, +3,7%), l’incremento maggiore di chiamate proviene da utenti che si rivolgono al 1522 per avere informazioni sulla tipologia del servizio erogato (+24,8%)», rileva l’Istat. Passando in rassegna i dati, emerge che la violenza fisica motiva «il ricorso alla chiamata di aiuto» in circa la metà dei casi (47,6%). A seguire la violenza psicologica, con il 36,9%. Inoltre, prosegue l’Istat, «la maggior parte delle vittime riporta un lungo vissuto di violenze subite: il 64,5% di esse infatti dichiara di aver subito per anni, e il 25,5% per mesi la violenza, mentre il dato relativo alle richieste di aiuto di vittime che hanno subito soltanto uno o pochi episodi di violenza si attesta al 10%». Il 24,8% delle vittime, che hanno chiamato il 1522, hanno confessato di aver «paura di morire e timore per la propria incolumità e dei propri cari». I due terzi di esse «provano ansia« e il 24,3% «si sente in grave stato di soggezione». Una su dieci «si sente invece molestata, ma non in pericolo».