Torna a crescere la mobilità all’interno del paese
In precedenza i flussi erano stati frenati dalla pandemia. Permangono i divari, però: il Mezzogiorno è l’area meno attrattiva
di Redazione
Calo delle nascite, crisi demografica: i dati contenuti nel Censimento 2022 dell’Istat diffusi nei giorni scorsi non appaiono nuovi, semmai confermano un trend che si osserva ormai da tempo, un problema – in termini anche economici e sociali – per il nostro paese. Ma c’è anche un altro aspetto che di certo merita attenzione, che si lega – in linea con questi ultimi argomenti – ai divari territoriali che da sempre interessano l’Italia e che di recente sembrano essersi intensificati in molti aspetti. Riguarda i flussi migratori interni, per cui – afferma l’Istat – il Mezzogiorno è l’area del paese meno attrattiva.
Nel 2022 il tasso migratorio interno è pari al -3,4 per mille, afferma l’Istat nel report. Al Nord e al Centro, invece, i tassi migratori interni sono positivi e pari, rispettivamente, al 2,1 per mille e allo 0,8 per mille. L’Emilia-Romagna e la provincia autonoma di Trento evidenziano i tassi migratori interni più elevati (rispettivamente pari al +3,8 per mille e al +3,0 per mille), la Basilicata e la Calabria i più bassi (-5,3 per mille per entrambe).
«Dopo le ripercussioni che le restrizioni alla mobilità generate dalla pandemia Covid-19 hanno avuto sui flussi migratori in tutto il 2020 e in buona parte del 2021 – spiega dunque l’Istituto nazionale di statistica –, nel 2022 i movimenti migratori in ingresso nel paese tornano ai livelli osservati» prima dell’emergenza sanitaria. Le emigrazioni per l’estero, però, negli ultimi tre anni mostrano un andamento decrescente. Nel 2022 il volume dei trasferimenti tra Comuni italiani è pari a 1 milione e 471 mila unità, in aumento del 3,4% rispetto al 2021 e sostanzialmente in linea con il 2019 (-0,9%). Circa tre quarti dei flussi migratori interni sono spostamenti all’interno della medesima Regione, il restante 25% è costituito da movimenti tra Regioni diverse. Tra gli spostamenti interregionali, uno su tre interessa la tradizionale direttrice dei flussi che dal Mezzogiorno si dirige verso il Centro-nord (129 mila, +15,2% rispetto al 2021).
I cittadini stranieri, aggiunge poi l’Istat, hanno una propensione a spostarsi da un Comune all’altro in misura più che doppia rispetto ai cittadini italiani. Nel 2022 il tasso di migratorietà interna degli stranieri è pari al 48 per mille contro il 21 per mille degli italiani. Le immigrazioni dall’estero per trasferimento di residenza sono complessivamente 411 mila, in deciso aumento rispetto al 2021 (+29%). Tale variazione positiva è dovuta esclusivamente all’aumento dell’immigrazione di cittadinanza straniera (337 mila, +38%), mentre i rimpatri dall’estero dei cittadini italiani sono sostanzialmente stabili (74 mila, -0,3%). I principali Paesi di provenienza dell’immigrazione straniera sono l’Ucraina (30mila), l’Albania (29mila), la Romania (28 mila) e il Bangladesh (21 mila), che rappresentano nel complesso oltre un terzo dei flussi di stranieri provenienti dall’estero. Gli italiani rimpatriano prevalentemente dalla Germania e dal Regno Unito (complessivamente 22mila rientri, circa il 29% del totale).
Continuano a diminuire le cancellazioni anagrafiche per l’estero: nel 2022 sono circa 150 mila, in calo del 5,1% rispetto al 2021, certifica ancora l’Istat. La diminuzione è da attribuire alla contrazione delle cancellazioni per l’estero dei cittadini stranieri (-21%), mentre gli espatri dei cittadini italiani tornano a crescere rispetto all’anno precedente (+5,6%). Quattro espatri su 10 si dirigono verso il Regno Unito, la Germania o la Francia; le cancellazioni dei cittadini stranieri sono prevalentemente dirette verso la Romania (22% del totale). Complessivamente tutte le Regioni riescono a compensare le perdite di popolazione dovute ai movimenti interregionali grazie ai guadagni ottenuti dallo scambio con l’estero, a eccezione di Campania, Calabria e Sicilia. Il saldo migratorio totale (interno più estero) è pari al 7,1 per mille al Nord, al 5,9 per mille al Centro e al -0,1 per mille nel Mezzogiorno. Il Centro e il Nord si avvantaggiano maggiormente dallo scambio di movimenti migratori con l’estero (+5,0 e +5,1 per mille, rispettivamente), mentre il Mezzogiorno presenta un guadagno più contenuto, pari al 3,2 per mille, a fronte di un dato nazionale pari al 4,4 per mille, frutto di saldo migratorio netto con l’estero di 261 mila unità.