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Usa 2024. La campagna elettorale entra nel vivo

L’esito del Super Tuesday non lascia più spazio all’immaginazione: a novembre sarà Biden contro Trump. Nella notte il discorso sullo Stato dell’Unione del presidente

di Fabio Germani

Il Super Tuesday ha sancito una volta per tutte quello che sapevamo già: a novembre sarà di nuovo Biden contro Trump, ovvero l’attuale presidente degli Stati Uniti contro un ex presidente. Sebbene sia lo sport preferito di molti, buttarsi in pronostici sull’esito della sfida elettorale è ora un azzardo: i fattori in gioco che potranno determinare il risultato finale sono tanti e i contorni al momento poco chiari. Primarie repubblicane a parte (alla fine Nikki Haley si è ritirata dalla corsa), i principali successi Trump li ha ottenuti sul piano giudiziario, con la decisione di qualche giorno fa della Corte Suprema che ha deciso all’unanimità per la sua candidabilità dopo i dubbi sollevati dalla Corte Suprema del Colorado. Altre questioni è probabile andranno per le lunghe, perciò è già tempo di concentrarsi sulla campagna elettorale vera e propria. Che tipo di campagna elettorale sarà, è forse emerso dal discorso sullo Stato dell’Unione che Joe Biden ha pronunciato quando in Italia era notte fonda, tra giovedì 7 e venerdì 8 marzo, davanti al Congresso riunito. 

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I punti salienti del discorso presidenziale – che diversi media hanno commentato come “energico”, un aspetto che viene sottolineato alla luce dell’ormai annoso dibattito che ruota attorno all’età di Biden – hanno riguardato la tenuta democratica (il riferimento implicito è rivolto al rivale democratico, che non ha mai nominato, ma anche all’invasione russa in Ucraina), la tutela della salute e dei diritti riproduttivi (la questione aborto, dopo il ribaltamento della Roe v. Wade a giugno 2022 da parte della Corte Suprema, è un altro punto dirimente della campagna), la ripresa economica (il presidente ha elencato i successi della sua amministrazione e anticipato alcune delle misure che vorrebbe prendere in futuro) e i flussi migratori in entrata.

Quest’ultimo è diventato nella percezione dei cittadini statunitensi il tema più importante e molto dipende dal fatto che Donald Trump per primo non perde occasione di ricordare la crisi dei migranti al confine con il Messico. Se ne era già accennato nel precedente articolo dello speciale Usa 2024, ma di recente un sondaggio Gallup ha messo in luce come la maggior parte degli americani ritenga l’immigrazione il principale problema nel paese, passando dal 20% di chi la pensava in questo modo a gennaio al 28% di febbraio. Per il Pew Research Center l’economia resta la priorità (la rilevazione è però di gennaio e vanno comunque considerati i diversi modelli utilizzati dagli istituti), ma anche qui l’immigrazione registra una notevole risonanza tra gli elettori repubblicani. Dato interessante che emerge ancora dal Pew è il giudizio sull’argomento dei latinoamericani. La maggioranza degli ispanici statunitensi (75%), dice l’istituto, descrive l’aumento del numero dei migranti che provano a entrare negli Stati Uniti attraversando il confine con il Messico come un grave problema o una crisi. La maggioranza (74%), poi, è critica nei confronti della gestione della situazione da parte del governo federale. Di sicuro il tema occupa uno spazio anche mediatico non indifferente, come testimoniato dalla visita di Biden e Trump, il medesimo giorno, in Texas.

L’ultimo sondaggio New York Times/Siena College ha evidenziato una preferenza per Trump su base nazionale, con il 48% dei consensi. Biden si ferma al 44%. Il sondaggio è stato molto citato negli ultimi giorni, anche qui in Italia. Si tratta certamente di una misura autorevole del sentimento generale – in fondo in linea con l’indice di approvazione per Biden che si attesta da mesi su valori per lui poco lusinghieri –, ma l’elezione del 2016, in particolare, dovrebbe ricordarci come i sondaggi nazionali vadano presi con le dovute distanze. Poiché si vota Stato per Stato (e ogni Stato assegna proporzionalmente un numero di grandi elettori, 270 è la soglia richiesta per conquistare la Casa Bianca), a decidere sul serio le elezioni, anche stavolta, saranno con ogni probabilità i cosiddetti Swing States, vale a dire quelli in bilico. Più avanti entreremo nel merito delle dinamiche che caratterizzano il voto negli Stati Uniti.  

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