Demografia: ancora in calo le nascite nel 2023
Secondo gli indicatori dell’Istat, la popolazione residente risulta in lieve diminuzione, mentre aumenta di sei mesi la speranza di vita
di Redazione
Al 1° gennaio 2024, la popolazione residente in Italia – secondo le stime dell’Istat contenute nel report Indicatori demografici – Anno 2023 – è di 58.990.000, in calo di 7.000 unità rispetto all’anno precedente. La popolazione è in aumento nel Nord (+2,7 per mille) e stabile nel Centro (+0,1 per mille), mentre nel Mezzogiorno si registra una diminuzione (-4,1 per mille). Le regioni con la maggiore crescita sono Trentino-Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre Basilicata e Sardegna hanno registrato il maggiore calo. Nel 2023, le nascite hanno raggiunto un minimo storico con 379.000 bambini, continuando la tendenza alla denatalità iniziata nel 2008. I decessi sono diminuiti dell’8% rispetto al 2022, con un saldo naturale negativo di 281.000 unità.
Il saldo migratorio con l’estero, prosegue l’Istat, è positivo, con 416.000 iscrizioni e 142.000 cancellazioni, per un totale di 274.000 unità. Questo ha permesso di compensare quasi completamente il deficit dovuto alla dinamica naturale. La popolazione straniera residente è di 5.308.000 unità, in aumento di 166.000 individui rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli stranieri risiede al Nord (58,6%), seguito dal Centro (24,5%) e dal Mezzogiorno (16,9%). La popolazione di cittadinanza italiana è in diminuzione, con 53.682.000 unità, 174.000 in meno rispetto al 1° gennaio 2023. Nel 2023, quasi 200.000 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana.
Entrando nello specifico, nel 2023 i decessi in Italia sono stati 661.000, con una diminuzione di 54.000 unità rispetto all’anno precedente. Il calo ha interessato principalmente la popolazione anziana, con il 75% della diminuzione che riguarda individui di almeno 80 anni di età. Questo gruppo è stato particolarmente colpito durante gli anni della pandemia. Il tasso di mortalità l’anno scorso è stato dell’11,2%, inferiore rispetto al 12,1 per mille del 2022 e al 12,5 per mille del 2020, ma ancora superiore al 10,6 per mille del 2019. Questo calo della mortalità ha portato a un aumento della speranza di vita alla nascita, che nel 2023 è stata di 83,1 anni, con un aumento di sei mesi rispetto al 2022. Tra gli uomini, la speranza di vita alla nascita è stata di 81,1 anni (+6 mesi rispetto al 2022), mentre tra le donne è stata di 85,2 anni (+5 mesi rispetto al 2022). A livello regionale, la speranza di vita alla nascita più alta si registra nel Trentino-Alto Adige (82,2 anni per gli uomini e 86,5 anni per le donne), mentre la più bassa si registra in Campania (79,4 anni per gli uomini e 83,6 anni per le donne). Nel 2023, il divario tra queste due regioni è stato di 2,9 anni, in aumento rispetto al 2003 (2,2 anni) e al 2013 (2,7 anni).
Le nascite in Italia sono diminuite, aggiunge l’Istat, con un totale di 379.000 nati e un tasso di natalità del 6,4 per mille, rispetto al 6,7 per mille del 2022. Questo rappresenta una diminuzione di 14.000 nascite (-3,6%) rispetto al 2022 e di 197.000 (-34,2%) rispetto al 2008. La riduzione delle nascite riguarda sia i cittadini italiani che stranieri, con quest’ultimi che rappresentano il 13,3% del totale dei neonati (50.000), 3.000 in meno rispetto al 2022. La diminuzione del numero di nati nel 2023 è dovuta sia a una contrazione della fecondità, sia a un calo della popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni), scesa a 11,5 milioni nel 2024, rispetto ai 13,4 milioni del 2014 e ai 13,8 milioni del 2004. Anche la popolazione maschile di pari età è diminuita, passando da 13,9 milioni nel 2004 a 12 milioni nel 2024. Il numero medio di figli per donna è sceso da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi al minimo storico di 1,19 figli registrato nel 1995. Questa contrazione riguarda tutto il territorio nazionale, con il Nord che passa da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, il Centro da 1,15 a 1,12, e il Mezzogiorno da 1,26 a 1,24. Nel periodo di riferimento, l’età media al parto è aumentata a 32,5 anni (+0,1 rispetto al 2022), con il Nord e il Centro che registrano valori superiori rispetto al Mezzogiorno (32,6 e 32,9 anni rispetto a 32,2). Dopo la fase pandemica, la fecondità sembra diminuire ovunque, accompagnata da un ritardo nelle nascite. Il Mezzogiorno, dopo aver registrato lo stesso livello di fecondità del Nord nel 2022, ha ora una fecondità superiore.
Infine, il numero di matrimoni nel 2023 è stato di 183.000, con una diminuzione di 6.000 rispetto al 2022. Tra questi, quelli celebrati con rito religioso sono diminuiti di 8.000, mentre quelli celebrati con rito civile sono aumentati di 2.000. Nel 2023, il tasso di nuzialità è sceso leggermente, passando dal 3,2% del 2022 al 3,1%. Il Mezzogiorno continua ad avere il tasso più alto (3,5%), ma è anche l’area con la maggiore contrazione rispetto al 2022.