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Cresce il reddito delle famiglie, ma diminuisce il potere d’acquisto

Effetto della dinamica dei prezzi, nel 2023 si osserva anche una maggiore difficoltà a risparmiare. Il focus dell’Istat su «Conti economici nazionali per settore istituzionale»

di Redazione

Cresce il reddito delle famiglie, ma diminuisce il potere d’acquisto a causa delle dinamiche dei prezzi. In questo modo faticano anche a risparmiare. Questo, in sintesi il quadro che rileva l’Istat nel report Conti economici nazionali per settore istituzionale – Anni 1995-2023. Procediamo con ordine. 

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Nel 2023 – è l’analisi dell’Istat – l’economia nazionale ha visto un incremento del valore aggiunto corrente del 6,4%, rispetto all’anno precedente. Questo rappresenta un rallentamento rispetto alla crescita positiva del biennio precedente, che aveva registrato un aumento dell’8,9% nel 2021 e del 7,8% nel 2022. Tutti i settori istituzionali, aggiunge l’Istat, hanno mostrato dinamiche positive, ma la crescita è stata principalmente guidata dal settore delle società non finanziarie. Questo settore ha registrato un aumento del valore aggiunto del 6,2%, rispetto al 9,8% del 2022, contribuendo con 3,4 punti percentuali al tasso di crescita complessivo del 2023.

Sempre l’anno scorso, le imprese finanziarie hanno avuto un ruolo significativo nella formazione del valore aggiunto nazionale, spiegando 1,4 punti percentuali della crescita complessiva. Il valore aggiunto del settore, guidato dalle banche e dagli altri intermediari finanziari, è aumentato del 31,8%, rispetto al 16,1% del 2022.

Il settore delle famiglie, che include una componente figurativa generata dall’utilizzo delle abitazioni di proprietà, ha registrato un incremento del valore aggiunto del 5,7%, rispetto al 3,6% del 2022. Questo ha contribuito con 1,5 punti percentuali alla dinamica nazionale. Le piccole imprese e i lavoratori autonomi, inclusi nel settore delle famiglie, hanno registrato una crescita del valore aggiunto del 5,6%, superiore rispetto all’anno precedente (+4,8%), contribuendo con 0,9 punti percentuali alla crescita dell’intera economia. Infine, il valore aggiunto generato dall’attività delle amministrazioni pubbliche è aumentato dello 0,2% rispetto all’anno precedente, a fronte di un aumento del 6% nel 2022.

Nel 2023, prosegue ancora l’Istat, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 4,7%, pari a un incremento di 58,7 miliardi di euro. Tuttavia, l’aumento significativo dei prezzi ha portato a una contrazione dello 0,5% del loro potere d’acquisto, ovvero il reddito disponibile espresso in termini reali, seguendo la flessione dell’1,8% registrata nel 2022. La dinamica più sostenuta della spesa per consumi finali delle famiglie, che è aumentata del 6,5% (+74,6 miliardi di euro), rispetto al reddito disponibile, ha portato nel 2023 a un’ulteriore riduzione della quota di reddito destinata al risparmio. La propensione al risparmio delle famiglie è scesa dal 7,8% del 2022 al 6,3% del 2023, raggiungendo il livello più basso dal 1995.

Nel 2023 il reddito primario delle famiglie è aumentato di 75,2 miliardi di euro (+5,6%), con un contributo positivo generato dai redditi da lavoro dipendente (+35,7 miliardi di euro, +4,5%), dai redditi derivanti dall’attività imprenditoriale (+18,6 miliardi di euro, +5,4%), dai redditi imputati per l’utilizzo delle abitazioni di proprietà (+10,2 miliardi di euro, +6,7%) e dai redditi da capitale finanziario (+10,7 miliardi di euro, +17,6%). Il saldo degli interventi redistributivi nel 2023 ha sottratto alle famiglie 118,8 miliardi di euro, 16,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Le imposte correnti pagate dalle famiglie sono aumentate di 24,6 miliardi di euro (+10,7% rispetto al 2022) a causa della crescita dell’IRPEF (+10,2%) e delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (+23,0%).

Per quanto riguarda i contributi sociali versati dalle famiglie, che nel complesso sono cresciuti di 10 miliardi di euro (+3,3%), si registra un aumento dei contributi sociali effettivi pagati dai lavoratori autonomi (+7,3%, +2,9 miliardi di euro) e una diminuzione di quelli a carico dei lavoratori dipendenti (-4,3%, -2,2 miliardi di euro). Le prestazioni sociali hanno registrato un incremento del 4,3%, pari a +19,1 miliardi di euro (+2,4% nel 2022, +10,2 miliardi di euro). La dinamica positiva delle prestazioni sociali è dovuta, principalmente, all’aumento delle pensioni e rendite erogate dagli enti di previdenza (+21,5 miliardi di euro rispetto all’anno precedente) e delle misure relative agli assegni familiari (+3 miliardi di euro), in particolare per il consolidamento dell’erogazione dell’assegno unico e universale per i figli a carico, che hanno compensato la riduzione registrata nei sussidi per l’esclusione sociale (-10,8 miliardi di euro).

Favorita dal prolungamento del sistema di incentivi alle ristrutturazioni, è proseguita nel 2023 la crescita degli investimenti delle famiglie per l’acquisto e la manutenzione straordinaria delle abitazioni (+3%, +3,4 miliardi di euro rispetto al 2022), anche se con ritmi più contenuti rispetto al biennio precedente. Le famiglie hanno beneficiato nell’anno di 78,4 miliardi di euro di incentivi agli investimenti erogati dalle amministrazioni pubbliche (+21,2 miliardi di euro rispetto al 2022).

 

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