«L’Italia è una delle 21 aree in crisi idrica a livello mondiale»
Nel mondo ci sono 21 aree dove la disponibilità di acqua sta diventando un problema frequente. Tra queste zone, c’è anche l’Italia. Lo sostiene la prima mappa globale della siccità, pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters. La mappa, realizzata sotto il coordinamento dell’Università di Utrecht nei Paesi Bassi e finanziata dalla National Geographic Society, raccoglie le 21 aree in sette gruppi, a seconda delle cause della crisi idrica: oltre all’utilizzo agricolo, domestico e municipale dell’acqua, le altre principali cause della carenza sono i cambiamenti idroclimatici e la crescita demografica. Il nostro Paese è stato inserito nel gruppo che include il maggior numero di punti caldi: ben otto su 21, tutti accomunati dall’uso agricolo dell’acqua. Oltre all’Italia, fanno parte di questo gruppo la grande pianura alluvionale della Cina settentrionale, la valle che attraversa la zona centrale della California, gli altipiani degli Usa occidentali, la valle del Nilo bianco in Sudan e il delta del Nilo. Qualche altro esempio: la penisola arabica soffre di una bassa disponibilità di acqua naturale contro un elevato consumo di acqua pro capite mentre il progressivo calo delle precipitazioni è un problema per il Cile centrale, la Spagna e il bacino australiano del Murray Darling. Nei bacini fluviali dell’Indo e del Gange fanno invece i conti con l’aumento demografico, lo sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee sta provocando il cedimento del terreno in Messico, Giava e Vietnam. «Sebbene abbiamo scoperto che la scarsità d’acqua ha fattori simili in alcuni punti caldi, l’impatto sulle persone, sugli ecosistemi e sulle economie, così come le risposte sociali e politiche, potrebbero variare notevolmente da luogo a luogo», ha detto Myrthe Leijnse, prima autrice dello studio e ricercatrice dell’Università di Utrecht. «Speriamo che questa ricerca dimostri ai decisori politici che, se esistono fattori comuni che contribuiscono alla scarsità d’acqua, possano esistere soluzioni comuni per affrontarla», ha quindi proseguito.