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IA, i posti di lavoro a rischio nella pubblica amministrazione

Sono decine di migliaia i lavoratori che potrebbero essere sostituiti dall’intelligenza artificiale, una tecnologia che l’Unione europea ha deciso di regolamentare, adottando l’AI Act, la prima legge al mondo in materia

di Redazione

Il Consiglio dell’Unione europea ha dato il via libera definitivo all’unanimità all’AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale che disciplina lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’uso dei sistemi di IA in Ue. Si tratta della prima legge al mondo in materia e stabilisce una serie di obblighi a fornitori e sviluppatori di sistemi di IA in base ai diversi livelli di rischio identificati. L’atto adotta un approccio “basato sul rischio”, ciò significa che maggiore è il rischio di causare danni alla società, più severe sono le norme.

Le nuove regole saranno applicabili a due anni dall’entrata in vigore, con l’eccezione dei divieti, che scatteranno dopo sei mesi, dei controlli sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (12 mesi) e degli obblighi per i sistemi ad alto rischio (36 mesi).

La regolamentazione dell’IA era un passo obbligato, necessario, per una tecnologia destinata a influenzare in misura crescente la nostra quotidianità.

Secondo diversi studi, l’adozione dell’intelligenza artificiale avrà implicazioni enormi sul mondo del lavoro, mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti, tanto nel settore privato quanto in quello pubblico. Una ricerca di Fpa, presentata in apertura di Forum Pa 2024, consente di comprenderne meglio l’impatto. Spulciando l’analisi si scopre così che circa il 57% dei dipendenti pubblici, pari a quasi 1,8 milioni di lavoratori, saranno fortemente esposti alla nuova tecnologia e il 12% di questi, pari a 218mila persone, rischia di essere sostituito. Si tratta perlopiù appartenenti alle professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili

L’intelligenza artificiale porta con sé anche vantaggi: quasi 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione (dirigenti scolastici, responsabili strategici e leader di progetti innovativi, esperti tecnici e professionisti, prefetti, magistrati, direttori generali…), riusciranno ad operare in modo complementare con le nuove tecnologie, se adeguatamente formati e con un’organizzazione abilitante.

C’è poi anche una quota, consistente, circa 154mila dipendenti tra cui molte professioni del settore sanitario e diplomatico, che si trova in una zona grigia, dove convivono potenziali sinergie e rischi di sostituzione.

L’impatto dell’intelligenza artificiale assume proporzioni maggiori tra le strutture centrali della pubblica amministrazione – termine generico che include ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici –, dove sono oltre 92mila i lavoratori a rischio sostituzione, pari al 47% di quelli impiegati complessivamente in queste strutture (204mila unità).

 

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