Wikileaks, Julian Assange patteggia con gli Stati Uniti
Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha accettato di dichiararsi colpevole del reato di rivelazione di materiale riservato nell’ambito di un accordo con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che gli permetterà di evitare la prigione. L’accordo tra le parti prevede che i procuratori chiedano una condanna a 62 mesi – Assange comparirà domani in un tribunale nell’isola di Saipan –, pena già scontata in un carcere di massima sicurezza a Londra. In questo modo Assange, il quale ha già lasciato la capitale britannica, potrà raggiungere, una volta libero, l’Australia, suo paese di origine. Wikileaks pubblicò nel 2010 una serie di documenti militari riservati sulle guerre in Afghanistan e in Iraq e cablogrammi diplomatici. Assange era stato incriminato durante l’amministrazione Trump, nel 2019, per la diffusione dei documenti trafugati dall’ex analista dell’intelligence dell’esercito, Chelsea Manning. «Julian Assange è libero – si legge in un comunicato di Wikileaks pubblicato sui social –. Ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Belmarsh la mattina del 24 giugno, dopo avervi trascorso 1901 giorni. Questo è il risultato di una campagna globale che ha coinvolto organizzatori, attivisti per la libertà di stampa, legislatori e leader di tutto lo spettro politico, fino alle Nazioni Unite. Ciò ha creato lo spazio per un lungo periodo di negoziati con il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha portato a un accordo che non è stato ancora formalmente finalizzato».