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Usa 2024. Tim Walz si “presenta”

Attesa per il discorso del candidato vice di Kamala Harris alla convention democratica di Chicago. Breve ritratto del governatore del Minnesota

di Fabio Germani

Quando nel 2018 si candidò a governatore del Minnesota, la sua vittoria – da annoverare comunque tra gli scenari possibili – era tutt’altro che scontata. Il Minnesota era uno Stato a trazione democratica – il governatore, all’epoca, era Mark Dayton – e in generale qui i cittadini votavano perlopiù per i dem, almeno alle presidenziali, fin dalla seconda metà degli anni ‘70. Dunque, dopo l’esperienza congressuale in cui lo ha rappresentato alla Camera a partire dal 2007, per Tim Walz la scommessa del 2018 in Minnesota rappresentava un rischio che valeva la pena correre. Il Minnesota – è opportuno non allontanarci ancora da questo luogo – è uno Stato del Nord che confina con il Canada, di quelli che presenta le sfaccettature tipiche dell’America cosiddetta “rurale”. Una grossa fetta delle sue fortune la deve ai distretti minerari dell’Iron Range, lungo il lago Superiore. Nel 2018 i dazi sull’acciaio importato voluti dall’amministrazione Trump hanno favorito il lavoro locale e questo, a un certo punto, sembrava poter mettere i bastoni tra le ruote alle ambizioni di Walz, favorendo invece i repubblicani. Nonostante ciò, a spuntarla fu proprio Walz, con oltre il 50% dei voti. Del resto il Minnesota aveva già mostrato di saper prendere decisioni politiche inaspettate, o sopra le righe. Come quando nel 1998 fu eletto governatore con il Reform Party – il partito fondato da Ross Perot –, il candidato Jesse Ventura, ex wrestler professionista, attore in alcuni film d’azione, protagonista di talk show radiofonici e già sindaco di Brooklyn Park, un sobborgo di Minneapolis. 

Photo by weston m on Unsplash

A Chicago, da lunedì 19 agosto (e fino al 22), è in programma la convention democratica che formalizzerà la candidatura di Kamala Harris a presidente degli Stati Uniti, dopo il ritiro dell’attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden. A prendere la parola, stasera (mercoledì 21 agosto), ci sarà anche lui, Tim Walz, che Harris – ormai è noto – ha scelto come running mate. L’occasione gli permetterà di mettersi in luce davanti ad una platea tanto più ampia, perché a dispetto della parentesi a Washington è un politico molto popolare nel suo Stato, ma non molto conosciuto sul piano nazionale. Le informazioni online, però, corrono più veloci e in poche settimane Walz è diventato un campione di meme. Come il “gioco” «To the Window…to the WALZ!!!», chiaro riferimento alla hit in salsa crunk (un sottogenere dell’hip hop) Get Low del 2003 di Lil Jon & The East Side Boyz. Lo stesso Walz ha un rapporto niente male con la musica: fan di Taylor Swift e Beyoncé (la quale ha concesso alla campagna Harris di utilizzare la sua Freedom del 2016), l’anno scorso firmò un disegno di legge che rinomina un tratto della State Highway 5 in Prince Rogers Nelson Memorial Highway, lì sempre in Minnesota, durante una pomposa cerimonia all’insegna del viola.   

Suo malgrado, Walz fu sotto i riflettori durante i giorni delle proteste che seguirono l’uccisione di George Floyd, il 25 maggio 2020 a Minneapolis. Diversi giornali, tra cui il New York Times, hanno ricostruito nelle ultime settimane la gestione della situazione all’epoca, definendola non esemplare. Walz decise, su sollecitazione del sindaco della città, di impiegare l’esercito (prendendosi anche le congratulazioni dell’allora presidente Trump, salvo in seguito prendere le distanze da quest’ultime), ma «una serie di resoconti ufficiali – ha scritto giustappunto il NYT – hanno evidenziato carenze a tutti i livelli di governo, comprese alcune da parte del governatore». Il caso lasciò ad ogni modo strascichi pesanti e anche se il movimento defund the police non è mai riuscito a “sfondare”, a Minneapolis come in altre parti del paese, Walz è stato da subito molto impegnato nella riforma della polizia nello Stato, che prevede, tra le misure più imminenti alla luce di quanto accadde a Floyd, il divieto della presa al collo da parte degli agenti in assenza di pericolo reale. 

L’immagine pop di Walz ha di certo preso il sopravvento rispetto a qualsiasi altra cosa venuta a galla sul suo conto. Come ad esempio lo scontro a distanza innescato dal rivale candidato vice repubblicano, J.D. Vance, sulle rispettive carriere militari. Ma la sua lunga attività di prof di geografia e quella di coach della squadra scolastica di football – un ruolo che in alcuni spaccati locali americani assume un valore di primaria importanza – lo rendono un personaggio paragonabile ad un tipico padre buono di provincia (oltretutto Walz è sposato da 30 anni e ha due figli). Apprezzati sono stati i suoi provvedimenti in Minnesota per le mense gratis a scuola, una misura che il governo federale aveva implementato in via temporanea durante la pandemia, indipendentemente dal reddito familiare, sulla scia di quanto osservato nei periodi di lockdown, quando nel paese bambine e bambini, con le scuole chiuse, in molti casi hanno dovuto rinunciare ad un pasto decente. “Coach Walz”, come viene chiamato spesso anziché “governatore” (talvolta dalla stessa Harris), si mostra perciò come un anti-Vance, pur nella posizione di dialogo con la medesima – all’incirca – platea di riferimento. Ed è questa, con ogni probabilità, una delle ragioni per cui la scelta è ricaduta su di lui (oltre a quella, tutt’altro che banale, che a differenza del governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, le cui ambizioni presidenziali sono state ampiamente descritte e anche lui in lizza fino all’ultimo, la figura di Walz non correrebbe il rischio di mettere in ombra la candidata alla Casa Bianca). Per di più Walz è stato il principale promotore dell’etichetta weird, cioè «strano», affibbiata a Vance e poi per estensione a Trump e ai repubblicani, riguardo determinati argomenti, specie tra i più cari alla galassia conservatrice (quali l’aborto e altri di natura etica). Un ulteriore aspetto che ha contribuito a renderlo molto pop e funzionale alle dinamiche virali che si osservano online. 

Secondo alcuni sondaggi, Walz ha ricevuto “un’accoglienza pubblica” migliore di quella che ha interessato Vance. Per YouGov, il 23% degli intervistati lo ritiene la scelta maggiormente preferibile per Kamala Harris, il 15% una buona scelta, ma non la migliore. Appena il 13% considera Walz la scelta peggiore (il 9% si esprime infine per una decisione comunque sbagliata, ma non la peggiore). Il 1 ottobre Walz e Vance avranno modo di confrontarsi nel dibattito tra candidati vp su CBS News, circa tre settimane dopo Harris e Trump su ABC News. 

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