«Crescita moderata ma stabile», il quadro internazionale
L’Istat osserva che le prospettive dell’economia per i prossimi mesi sono positive, ma caratterizzate da una significativa incertezza dovuta soprattutto alle persistenti tensioni geopolitiche
di Redazione
L’economia internazionale continua a mostrare una crescita moderata ma stabile, sostenuta dal calo dell’inflazione e dalle condizioni ancora solide del mercato del lavoro in molti paesi. Nel complesso, le prospettive per i prossimi mesi sono positive, ma caratterizzate da una significativa incertezza dovuta soprattutto alle persistenti tensioni geopolitiche in varie aree strategiche. È quanto scrive l’Istat nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana (settembre 2024), nella sezione introduttiva relativa al quadro internazionale.
Si prevede, prosegue l’Istat, che l’inflazione continui il suo graduale trend discendente, anche se i prezzi delle materie prime energetiche hanno ripreso a crescere. La quotazione del Brent, pari a 83,2 dollari al barile nel primo trimestre di quest’anno, ha raggiunto il valore medio di 84,2 dollari tra aprile e agosto, trainata dagli effetti delle tensioni geopolitiche. Anche i listini del gas naturale hanno mostrato una tendenza al rialzo, aggiunge l’Istat: in agosto i prezzi risultavano superiori del 12,6% rispetto alla media del secondo trimestre. Le prospettive per il commercio globale stanno leggermente peggiorando. I volumi del commercio internazionale di merci, dopo una crescita congiunturale modesta nei primi tre mesi del 2024 (+0,3%), sono cresciuti a un ritmo più sostenuto (+1%) nel secondo trimestre, trainati dalle esportazioni cinesi e statunitensi. L’indice globale dei manager degli acquisti (PMI) per i nuovi ordini all’esportazione, che anticipa la tendenza del commercio internazionale, tuttavia, è sceso a giugno al di sotto della soglia dei 50 punti (49,7), per poi peggiorare ulteriormente in agosto (48,9).
Nel complesso, osserva allora l’Istituto nazionale di statistica, i rischi inflattivi associati allo scenario internazionale rimangono bilanciati anche se pesano il processo particolarmente lento di riduzione dell’inflazione nel settore dei servizi e le potenziali pressioni sui prezzi dovute alla volatilità delle quotazioni delle principali materie prime energetiche.
In Cina, il Pil ha rallentato consistentemente nel secondo trimestre (+0,7% su base congiunturale, dopo il +1,5% del primo trimestre), rileva l’Istat. Che spiega come la crisi immobiliare, in corso da molti mesi, stia influenzando negativamente i consumi privati, nonostante un tasso di inflazione molto contenuto (+0,5% a luglio). Negli Stati Uniti, al contrario, si è registrata un’accelerazione dell’attività economica (+0,7% su base congiunturale nel secondo trimestre, dal +0,4% precedente), sostenuta dalle spese di consumo per beni e servizi, dalle scorte e dagli investimenti in macchinari; la domanda estera netta ha invece contribuito negativamente, principalmente a causa di un forte aumento delle importazioni.
La crescita nell’area euro resta moderata. Il lento calo dell’inflazione e la riduzione, al momento limitata, dei tassi di interesse – afferma l’Istat nella Nota – non hanno ancora avuto un impatto positivo sul recupero dei consumi e degli investimenti privati. Il Pil dell’area nel secondo trimestre ha registrato una variazione dello 0,2% su base congiunturale, andamento che sottende dinamiche opposte nei principali paesi: una contrazione in Germania (-0,1%) un ritmo modesto in Francia (+0,2%) e molto vivace in Spagna (+0,8%).