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Usa 2024. Dopo il dibattito Harris-Trump

Nella notte tra martedì e mercoledì (in Italia) è avvenuto il primo (e forse unico) faccia a faccia tra i due contendenti alla Casa Bianca. Campagna elettorale al rush finale

di Fabio Germani

C’era un’attesa quasi spasmodica per il dibattito presidenziale tra Kamala Harris e Donald Trump, a Philadelphia, in diretta su ABC News quando in Italia era la notte tra martedì 10 e mercoledì 11 settembre. L’aspettativa così alta era giustificata da due fattori, in particolare: il primo confronto televisivo tra i due contendenti alla Casa Bianca dopo il ritiro di Joe Biden dalla campagna elettorale e il testa a testa, costante, nei sondaggi al punto da considerarlo decisivo – a detta di molti osservatori – in vista del voto del 5 novembre, forse esagerando un po’ (il tempo che manca alle elezioni è sufficiente abbastanza perché gli scenari cambino in fretta). Tuttavia un possibile fondo di verità era riscontrabile già alla vigilia, almeno sulla base della rilevazione PBS News/NPR/Marist che indicava come circa un terzo degli elettori avrebbe atteso il dibattito per decidere chi votare (in particolare nel segmento nero dell’elettorato, in quello latino e tra i giovani della generazione z). Ad ogni modo servirà aspettare qualche giorno prima di scorgere eventuali balzi significativi, in un senso o nell’altro. Per adesso dobbiamo accontentarci di quelli che sono gli umori sondati sul momento, per cui – informa ad esempio la CNN – Harris è la vincitrice del “duello televisivo”, stando al 63% degli intervistati, invertendo la rotta del risultato (disastroso) di Biden nel dibattito con il rivale repubblicano di giugno. Ma, di nuovo, è opportuno procedere con ordine.

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Insomma, decisivo magari no, ma molto importante il dibattito di stanotte lo era. Pochi giorni prima dell’evento, il consueto sondaggio New York Times / Siena College, ritenuto tra i più affidabili, aveva registrato un leggero vantaggio di Trump sul piano nazionale (48% a 47%), decretando in qualche misura la fine, o la brusca interruzione, del ritrovato entusiasmo per la nomina a candidata della vicepresidente. Negli Stati in bilico (Arizona, Nevada, North Carolina, Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Georgia) i segnali che giungono sono di partita apertissima, dunque il dibattito aveva, dal lato della campagna Harris, l’obiettivo di convincere gli indecisi, nel tentativo cioè di riuscire a conquistare quelle porzioni di elettorato deluse o che negli anni si sono allontanate pur manifestando una maggiore vicinanza politica ai dem (una differenza sostanziale con Trump, il quale dalla sua mantiene una base alquanto fedele e cementata). Per farlo, Harris aveva un’unica strada: mostrarsi affidabile e presidenziale, quindi con doti di leadership (uno degli aspetti che più le è stato contestato nel ruolo di vicepresidente), e in grado di cavalcare i diversi temi, compresi quelli più spigolosi per lei. 

Secondo il sondaggio New York Times / Siena College già menzionato, per gli americani saranno l’economia (22%), l’aborto (15%) e l’immigrazione (12%) le questioni ritenute più importanti nella determinazione dei comportamenti di voto a novembre. Ma di questi tre temi, solo sull’aborto gli intervistati considerano Kamala Harris capace di svolgere un lavoro migliore (54% a 39%). Sugli altri due, al contrario, viene preferito Trump. Il quadro mette perciò in luce quelle che potevano essere, in linea teorica, le debolezze di Harris. La candidata democratica ha invece sfoggiato durante il dibattito le sue abilità da ex procuratrice per mettere sotto pressione l’avversario, il quale è caduto più volte nella sua “trappola”. Sull’aborto, non a caso, Harris è parsa molto preparata. Sugli altri argomenti, è riuscita a evitare gli errori di solito più comuni in questi casi e comunque ha evitato di prestare il fianco ai possibili attacchi, inducendo piuttosto Trump a mettersi sulla difensiva, non senza qualche ragionamento iperbolico (come quando ha suggerito che i migranti mangiano gli animali domestici).

Tutto questo le basterà per spuntarla il giorno delle elezioni? Difficile a dirsi e la risposta più plausibile è che no, non sarà sufficiente. La campagna elettorale, per quanto stia volgendo al termine, può riservare ancora sorprese. E anche l’andamento dell’economia nei prossimi mesi potrà avere un peso. Sebbene ad agosto siano stati creati 142 mila posti di lavoro, al di sotto delle attese degli analisti (161 mila), l’economia americana gode in realtà di buona salute. Negli ultimi tempi, infatti, gli Stati Uniti hanno messo a segno un’accelerazione dell’attività economica (+0,7% su base congiunturale nel secondo trimestre, dal +0,4% precedente), sostenuta dalle spese di consumo per beni e servizi (fonte: Istat). Il problema, dunque, è soprattutto nella percezione dei cittadini statunitensi. L’ultimo Economic Confidence Index (ECI) di Gallup, relativo al mese di agosto, evidenzia un incremento della fiducia da parte degli americani. L’istituto spiega che dall’inizio del periodo di alta inflazione, per oltre tre anni, hanno prevalso le percezioni negative sullo stato dell’economia, ma il mese scorso la quota di quanti affermano che l’economia sta migliorando ha fatto registrare un progresso di sette punti percentuali, al 31% (appena tre volte è accaduto che questo frangente abbia superato il 30%). Chi invece ritiene che l’economia stia peggiorando si colloca al 63%, dato in diminuzione, ma di gran lunga superiore a chi la vede diversamente. Un sentiment complessivamente negativo potrebbe non giocare a favore di Harris (che intanto, a poche ore dal dibattito, ha pubblicato i punti salienti del suo programma). 

Dall’account Instagram di Taylor Swift

Nota a margine, ma non troppo. Subito dopo il dibattito, la cantante Taylor Swift ha espresso su Instagram il suo endorsement per Kamala Harris. Ora, storicamente, diversi studi hanno ampiamente dimostrato che i sostegni pubblici provenienti da personaggi famosi hanno un impatto molto meno significativo di quanto la platea destinataria del messaggio potrebbe attribuire. Tuttavia va ricordato che già nel recente passato, Swift era riuscita a incentivare una massiccia registrazione di nuovi elettori, anche stavolta con un solo post su Instagram: la stessa raccomandazione è stata infine rivolta dalla cantante ai suoi fan e un bacino elettorale più largo può rivelarsi un vantaggio tanto più per Harris che non per Trump. Parliamo, in definitiva, di un fenomeno a tratti inedito, che con ogni probabilità non avrà effetti di lungo periodo sull’esito del voto, ma che consegna nell’immediato un’iniezione di euforia alla campagna dem (sommata alla buona riuscita del dibattito) di cui aveva bisogno dopo il rallentamento della crescita nei sondaggi.

Le puntate precedenti:
Usa 2024. Tim Walz si “presenta”
Usa 2024. Il ritrovato entusiasmo tra i dem
Usa 2024. Biden si ritira. E ora?
Usa 2024. Chi è J.D. Vance, il candidato vice di Trump
Usa 2024. Campagne elettorali e violenza politica

 

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