Usa 2024. Breve guida alle presidenziali americane
Come si vota? E perché si vota sempre di martedì? Cosa dicono i sondaggi? Le risposte alle domande più frequenti
di Fabio Germani
Martedì 5 novembre 2024, election day negli Stati Uniti. I cittadini americani si esprimeranno per la vicepresidente Kamala Harris (dem) o per l’ex presidente Donald Trump (rep), più altri candidati minori, su chi sarà il successore di Joe Biden alla Casa Bianca. Si è arrivati alla fine della campagna elettorale passando per situazioni a tratti inedite, come ad esempio il ritiro dalla corsa in estate di Biden, o drammatiche, come il tentativo di attentato ai danni di Trump avvenuto il 13 luglio, a Butler, Pennsylvania. Di seguito la breve guida di T-Mag alle elezioni presidenziali americane.
Come si vota
Cominciamo con le regole del gioco. Negli Stati Uniti si vota Stato per Stato e non direttamente per il presidente, sebbene i nomi dei candidati appaiano sulle schede. Ogni Stato, infatti, assegna uno specifico numero di grandi elettori in relazione alla sua rappresentanza nel Congresso (si va, ad esempio, dai tre grandi elettori dell’Alaska e del Delaware ai 54 della California). I grandi elettori compongono il Collegio elettorale che poi eleggerà formalmente il nuovo inquilino della Casa Bianca. Il sistema è di tipo maggioritario – vige il principio del winner-takes-all –, il che significa che il candidato che ottiene la maggioranza dei voti popolari in un determinato Stato conquista tutti i grandi elettori in palio. Le due eccezioni sono Nebraska e Maine, dove si è stabilito di assegnare alcuni grandi elettori (tre su cinque nel primo caso, due su quattro nel secondo) con metodo proporzionale, secondo la suddivisione dei distretti. La soglia necessaria per assicurarsi la presidenza è di 270 grandi elettori. Di conseguenza, vincere il voto popolare nazionale non garantisce la vittoria nel Collegio elettorale. L’esempio più recente risale al 2016 con la sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump.
Perché si vota sempre di martedì
Si tratta di una prassi tramandata dal 1845, quando il Congresso stabilì un’unica data per le elezioni presidenziali il martedì dopo il primo lunedì di novembre, evitando in questo modo che ogni Stato organizzasse il voto in ordine sparso. Il mese scelto fu appunto novembre per favorire la partecipazione dopo la fine dei raccolti nei campi: all’epoca l’economia americana era ancora piuttosto improntata sull’agricoltura. Siccome la domenica era esclusa per via delle funzioni religiose, il martedì venne individuato quale giorno ideale per permettere agli elettori di raggiungere i seggi, attività che in molti casi poteva prevedere fino a un giorno di viaggio (il lunedì). Inoltre, votare di martedì concedeva alle persone l’opportunità di non saltare il giorno di mercato in diverse comunità, di solito il mercoledì. Da allora l’election day, «il martedì dopo il primo lunedì di novembre», è diventato una consolidata tradizione culturale, oltre che politica, sebbene la società statunitense sia profondamente cambiata in senso industriale e tecnologico.
Cosa dicono i sondaggi
Pochi giorni fa un sondaggio ritenuto tra i più attendibili negli Stati Uniti ha registrato il vantaggio tutt’altro che trascurabile di Harris su Trump in Iowa, alimentando un rinnovato ottimismo tra i democratici. L’Iowa è uno Stato del Midwest, regione che soprattutto negli ultimi anni ha avuto molta voce in capitolo nell’esito delle elezioni presidenziali. L’Iowa, finora, non era considerato uno Stato in bilico. Quest’ultima categoria include quegli Stati in cui permane un certo grado di incertezza, mentre gli altri sono ritenuti “sicuri” o “abbastanza sicuri” e quindi già assegnati ad un candidato o l’altro. Nel 2024 gli Stati in bilico sono previsti essere sette: Arizona (11 grandi elettori), Nevada (6), North Carolina (16), Michigan (15), Wisconsin (10), Pennsylvania (19) – lo Stato da tenere maggiormente sott’occhio – e Georgia (16). In generale, non solo le medie nazionali, ma anche i sondaggi nei singoli Stati in bilico rilevano un testa a testa tra i due principali candidati, motivo per cui il minimo scostamento potrebbe essere quello decisivo. Eventuali errori nei sondaggi, concordano osservatori e analisti, potrebbero infine non escludere una larga vittoria di Harris o di Trump nel collegio elettorale.
Come va l’economia statunitense
Nel terzo trimestre dell’anno, il Pil negli Stati Uniti è cresciuto del 2,8%, un po’ meno delle attese, ma abbastanza indicativo di un’economia in progressiva ripresa. Dopo l’impennata dei prezzi del biennio 2021-2022, l’inflazione prosegue il rallentamento avviato l’anno scorso, seppure a fasi alterne. L’indice dei prezzi al consumo a settembre ha mostrato un aumento del 2,4% su base annua, in lieve calo dal 2,5% di luglio. L’attuale tasso di disoccupazione negli Stati Uniti si attesta al 4,1%. Sono stati appena 12 mila i nuovi posti di lavoro creati nel mese di ottobre, quando ne erano attesi 100 mila, il minore incremento da fine 2020, ma ciò è avvenuto a causa degli uragani e degli scioperi, in particolare alla Boeing, circostanze che fanno sperare in un rimbalzo già a novembre.
Early vote
Sopra si è spiegato il perché del voto sempre di martedì, ma la realtà è che da parecchio tempo si adotta la pratica dell’early vote, vale a dire la possibilità di votare prima dell’election day. Il voto anticipato viene organizzato dai singoli Stati allo scopo di evitare il sovraffollamento nei seggi il giorno delle elezioni e può durare alcuni giorni. Gli elettori possono recarsi di persona nei luoghi designati ed esprimere la propria preferenza, oppure ricorrere alla modalità per corrispondenza. Quest’ultima possibilità fu molto gettonata nel 2020 a causa della pandemia di coronavirus per scoraggiare gli assembramenti, non senza polemiche politiche al riguardo. Ad oggi avrebbero già votato per le presidenziali 2024 oltre 75 milioni di cittadini statunitensi, segnando dati record.
Per cosa si vota, inoltre
Non solo il presidente. Gli elettori americani saranno chiamati a esprimersi anche sulla composizione del Congresso, aspetto fondamentale e che interessa da vicino il futuro inquilino della Casa Bianca. Andranno rinnovati tutti i 435 seggi della Camera (il cui mandato dei deputati dura due anni) e un terzo del Senato (34 seggi per quest’anno), dove il mandato dura invece sei anni. Ci sono poi 11 Stati in cui si eleggerà il governatore: Delaware, Indiana, Missouri, Montana, New Hampshire, North Carolina, North Dakota, Utah, Vermont, Washington, e West Virginia. Infine, oltre alle migliaia di cariche elettive sparse su tutto il territorio nazionale, sono in programma fino a quasi 150 referendum, compresi quesiti in diversi Stati sul tema aborto, una delle principali questioni della campagna elettorale dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization del 2022.
Percezioni e timori
In linea di massima, gli elettori americani si dicono almeno in parte convinti che le elezioni si svolgeranno senza intoppi, che i voti saranno conteggiati in modo accurato e che agli non aventi diritto sarà impedito di esprimere una preferenza. Opinioni che però divergono secondo le intenzioni di voto: tra i sostenitori di Trump emerge un maggiore scetticismo rispetto a quanto si osserva tra i potenziali elettori di Harris. L’indagine del Pew Research Center.
Orari
Iniziamo con il dire che non è scontato conoscere il nome del vincitore già durante la notte elettorale. Potrebbe volerci qualche ora in più, se non addirittura qualche giorno, ipotizzando ritardi nello spoglio o eventuali contestazioni. In una competizione così serrata, qualsiasi esitazione conta. Ad ogni modo i primi risultati, soprattutto per quanto riguarda gli Stati in bilico, sono attesi tra l’1 e le 4 del mattino (e così fino alle 6), ora italiana.
Le puntate precedenti:
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