In Italia la povertà alimentare riguarda 200 mila bambini
Lo rende noto Save The Children, registrando forti disomogeneità a livello territoriale: oltre la metà risiede al Sud
di Redazione
In Italia la povertà alimentare è una condizione sempre più diffusa tra i bambini e le bambine. Lo denuncia Save The Children, riferendo che nel 2023 erano circa 200 mila i piccoli e le piccole tra 0 e 5 anni, pari all’8,5% del totale, a vivere in famiglie che non riuscivano a garantire loro almeno un pasto proteico ogni due giorni. Si tratta di una percentuale in aumento rispetto al 7,7% del 2021.
A livello territoriale, si registrano forti disomogeneità: oltre la metà risiede al Sud, dove, inoltre, la quota dei bambini in povertà alimentare sul totale raggiunge il 12,9% mentre al Centro e al Nord si ferma rispettivamente al 6,7 e al 6,1%.
Le circa 784 mila famiglie – pari al 12,4% dei nuclei familiari – in povertà assoluta in cui sono presenti dei minori hanno dovuto fare i conti anche con l’inflazione, perché gli aumenti dei prezzi al consumo non hanno risparmiato alcuni beni e servizi essenziali per la prima infanzia.
Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023, infatti, la spesa per prodotti alimentari per la prima infanzia (latte e pappe) è cresciuta del 19,1% – un’accelerazione superiore a quella registrata per l’inflazione (+16,2%) – mentre il costo per la frequenza degli asili nido è aumentato dell’11,3%, con riferimento in particolare all’offerta privata (mentre per i posti finanziati dai Comuni l’aumento è pari all’1,5%).
Dal rapporto emergono altre criticità: circa un bambino su dieci (9,7%) della stessa fascia d’età ha sperimentato la povertà energetica, cioè ha vissuto in una casa che non era adeguatamente riscaldata in inverno (16,6% al Sud e nelle isole, 7,3% al Centro e 5,7% al Nord). Anche in questo caso l’incidenza è cresciuta rispetto al 2021, quando era all’8,6%.
Lo studio sottolinea che queste deprivazioni nei primi anni vita rappresentano per le bambine e i bambini che le vivono fattori nocivi alla salute e al benessere e che poi si protraggono anche nelle fasi successive della vita, diventando fattori di trasmissione della povertà alle generazioni successive.