Classi sociali e comportamento politico
Nonostante la relazione fra classe e orientamenti elettorali possa oggi apparire in declino, la collocazione sociale continua a essere centrale nell’interpretazione dei comportamenti politici, evidenziando andamenti fluttuanti, come molti studi, a livello internazionale, hanno recentemente dimostrato.
In Gran Bretagna, ad esempio, la letteratura scientifica nega una tendenza al declino del voto di classe, evidenziando semmai gli andamenti altalenanti. Dopo essersi collocato a livelli elevatissimi negli anni del secondo dopoguerra, il voto di classe, infatti, cala nei primi anni sessanta, risale a metà degli anni settanta, durante gli anni del conflitto industriale, si mantiene elevato durante il lungo ciclo thatcheriano, per declinare progressivamente dal 97 a oggi. Al contrario, in Germania, gli analisti evidenziano un crollo nell’immediato dopoguerra, una crescita nei primi anni sessanta, un calo nel decennio successivo, rimanendo da allora a livelli bassi, ma con accentuate variazioni regionali, legate alle radici culturali e religiose di alcune aree. In Svezia il voto di classe è sempre stato su livelli elevatissimi. L’apice è nel 1960. Negli anni successivi gli studiosi hanno registrato un calo progressivo fino al 1980, poi una nuova crescita e infine una lunga fase di stabilizzazione.
Altri studi, in particolare sui comportamenti elettorali negli Stati Uniti, mettono in evidenza un disallineamento fra classe e voto, ma non fra classe e astensionismo, che invece avrebbe conosciuto un legame sempre più marcato proprio nell’elettorato proletario, ormai privo di una propria rappresentanza politica. Secondo questa interpretazione la scelta di classe non si orienta solo su un partito ma ruota anche intorno all’opzione della partecipazione elettorale vera e propria.
Un esempio, in questo senso, è rappresentato proprio dall’Italia. Nel nostro Paese la partecipazione al voto è stata sempre alta, ma negli ultimi vent’anni la quota di voti inespressi è cresciuta in maniera costante e la composizione sociale dell’astensionismo si è andata sempre più caratterizzando da cittadini con bassa scolarizzazione e relativa marginalità nel mercato del lavoro (casalinghe, pensionati, disoccupati). Classi “oggettivamente” interessate alle politiche economiche e sociali della sinistra, che tuttavia “soggettivamente” si sono dimostrate, nell’ultimo decennio, sensibili al richiamo berlusconiano. E, infatti, le indagini più recenti hanno mostrato una crescita dell’astensionismo in corrispondenza con l’uscita di scena del leader del Pdl.
Di seguito l’indagine dell’istituto di ricerca Tecnè pubblicata su l’Unità. Qui l’articolo del presidente di Tecnè, Carlo Buttaroni.
[…] articolo è stato pubblicato su l’Unità del 2 gennaio. Qui l’indagine completa. […]