I giovani e la crisi: sfiduciati e “in fuga” | T-Mag | il magazine di Tecnè

I giovani e la crisi: sfiduciati e “in fuga”

L’auspicio del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, è che al vertice di lunedì si discuta, tra le altre cose, anche di azioni mirate a contrastare la disoccupazione giovanile. Soltanto pochi giorni fa l’Istat e la Banca d’Italia hanno ricordato come nel nostro Paese la disoccupazione tra i più giovani abbia raggiunto il 30,1%. Non sembra dunque un caso se, a leggere le cifre contenute nel Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes, il 59,8% di coloro che hanno tra i 18 e i 34 anni ha dichiarato di essere disponibile a lasciare il Paese, così pure il 57,1% tra i 25-34enni.
Inutile girarsi intorno. La principale motivazione è una e una soltanto: il lavoro. Il 22,9% degli intervistati, infatti, sarebbe spinto a trasferirsi all’estero al fine di trovare un impiego il più stabile possibile. Seguono poi altre ragioni, tutto sommato collegabili alla prima, quali le maggiori opportunità (14,1%) o il minore costo della vita (11,8%).
I dati fanno il paio con l’ultima indagine Tecnè sulla Generazione 2.0, secondo cui il 52% dei ragazzi 17-21enni considera il lavoro il principale problema. Ma viene da chiedersi se con l’aumentare dell’età non cambi, in fondo, il senso di appartenenza alla collettività e al raggiungimento del bene comune. Il 71% dei giovanissimi ritiene che valga la pena impegnarsi per l’uguaglianza sociale e la solidarietà (ricerca Tecnè) mentre il 59,6% di un campione più vasto (rilevazioni Eurispes) si dice poco (42,9%) o per niente (16,7%) stimolato ad impegnarsi per la ripresa del Paese. Il che giustificherebbe, andando a sviscerare i numeri, la potenziale “fuga di cervelli”.
“Quasi il 60% dei giovani tra 18 e 24 anni, seguiti a poca distanza dai 25-34enni – afferma l’Eurispes –, si dice disposta, oggi, ad intraprendere un progetto di vita all’estero, configurando così un bacino di possibili emigranti la cui ‘fuga’ segnerebbe di fatto la perdita delle risorse umane più dinamiche e intraprendenti del Paese, rischiando di far sfumare anche l’ambìto obiettivo della ripresa italiana”.
Il decreto semplificazioni allo studio del governo nonché la riforma del mercato del lavoro dovranno servire a scongiurare proprio questa eventualità. A fare in modo cioè (facciamo nostra la riflessione già dell’Eurispes) che il Paese riesca a trasformare l’enorme potenza di cui dispone in energia.

F. G.

 

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