Cgia Mestre, tasse locali: con il Governo Monti regioni e comuni rimangono a secco | T-Mag | il magazine di Tecnè

Cgia Mestre, tasse locali: con il Governo Monti regioni e comuni rimangono a secco

“Nonostante il forte inasprimento subìto dai contribuenti italiani con l’aumento della tassazione locale stabilita dal Governo Monti, Regioni e Comuni rimarranno con la bocca asciutta”. A denunciarlo è la CGIA di Mestre che ha analizzato le entrate e le uscite di Regioni e Comuni a seguito degli aumenti delle addizionali regionali Irpef e dell’Imu stabilite con il ‘salva Italia’.
“Vediamo il primo caso. Il Governo Monti ha deciso di incrementare l’addizionale regionale Irpef dallo 0,9% all’1,23%. Questa operazione consentirà un maggior gettito per le Regioni, pari a 2,2 miliardi di euro. Contemporaneamente, alle Regioni verranno tagliati 2,2 miliardi di trasferimenti al Fondo sanitario nazionale. Pertanto, per i Governatori, il saldo sarà pari a zero.
Vediamo il secondo caso. Con l’introduzione dell’Imu i Comuni incasseranno 21,4 miliardi di euro. Da questo importo verranno sottratti 10,8 miliardi di euro di imposte comunali sostituite dall’Imu (ovvero, Ici sulle seconde e terze case, Irpef e addizionali redditi immobili non locati).
Ai Comuni rimarranno 10,6 miliardi di euro. Di questi, 9 miliardi di euro dovranno essere devoluti all’Erario (tutto il gettito Imu non riconducibile alla prima casa). Cosicchè, nelle casse dei primi cittadini rimarranno solo 1,6 miliardi di euro che a loro volta saranno compensati da una corrispondente riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio. Risultato finale: anche per i Comuni il saldo sarà pari a zero.
“Pertanto, Regioni e Comuni potranno far cassa con l’addizionale regionale Irpef e l’Imu solo quando maggioreranno le aliquote ordinarie imposte dallo Stato centrale. – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – Inoltre, poiché le disposizioni introdotte dal Governo Monti stabiliscono che è riservata all’Erario una quota di Imu corrispondente alla metà del gettito calcolato, applicando l’aliquota ordinaria del 7,6 per mille a tutti gli immobili ad eccezione della prima casa, sarà molto difficile che i Sindaci riducano tale aliquota, altrimenti la differenza rimarrebbe a loro carico”.

 

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