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“A mani ferme”: i modelli educativi non violenti

di Azzurra Del Mastro

La campagna A mani ferme si inserisce nell’ambito del progetto europeo “Educate, do not punish”, coordinato da Save the Children in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e l’Associazione Nazionale dei pedagogisti italiani (ANPE).
L’indagine di Save the Children rileva che il 27% dei genitori italiani ricorre allo schiaffo come metodo punitivo, mentre un quarto dichiara che lo sculaccione è educativo. Per il 35% dei genitori il ricorso allo “schiaffone” avviene qualche volta al mese, per il 5% quasi tutti i giorni, mentre il 49% lo usa eccezionalmente. Il 25%, invece, dichiara che rifiuta categoricamente le punizioni fisiche come metodo di educazione.
All’interno della campagna è stato inserito uno spot Uno schiaffo non finisce mai e la diffusione di 250 mila depliant a pediatri, pedagogisti e di tremila alle istituzioni. “Con questa nuova Campagna Save the Children non vuole colpevolizzare i genitori, ma anzi aiutarli, dimostrando che è possibile mantenere disciplina e autorevolezza attraverso modelli educativi non violenti”, spiega il direttore generale Save the Children Italia, Valerio Neri. “L’organizzazione inoltre intende promuovere un dibattito nel paese che aiuti a sviluppare modelli di genitorialità positiva, basati sul dialogo e su regole che non prevedano la violenza come metodo educativo”.
La ricerca di Save the Children registra un aumento del ricorso allo schiaffo, infatti, i genitori con figli tra i 6 e i 10 anni che ne fanno uso sono il 27% a fronte del 22% nel 2009, tra gli 11 ai 16 anni si è passati al 18% rispetto all’ 8% del 2009, mentre si è rilevato un decremento nell’utilizzo del ceffone tra i babini più piccoli 3-5 anni, che dal 38% nel 2009 si attesta al 22% nel 2012.
Avviene al 5% dei genitori di figli fra 6 e 16 anni e al 3% di quelli con bambini tra 3 e 5 anni di dare uno scapaccione ai propri figli quasi tutti i giorni. Capita poi in casi eccezionali al 49% dei genitori di bambini da 3 a 10 anni e per il 51% di quelli con figli da 11 e 16 anni.
In ogni caso, i tre quarti dei genitori dichiara che il ricorso a punizioni fisiche, come lo schiaffo, è dettato da situazioni eccezionali. Infatti tra le motivazioni prevalenti c’è per quasi il 45% “l’esasperazione, lo spavento, la reazione di un momento”, seguita da “il voler segnalare in modo inequivocabile che si è superato un limite estremo” per il 38% .
Per ciò che riguarda le conseguenze di questo gesto, per quasi il 57% dei genitori uno schiaffo una volta ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno e per il 26% di essi può avere anche un effetto positivo.
Save the Children, attraverso lo spot A mani ferme, ha voluto, invece, sottolineare gli effetti di queste punizioni. “Un bambino può diventare con l’andare del tempo aggressivo e nervoso, o, al contrario deprimersi ed è importante che i genitori siano consapevoli di ciò”, afferma Valerio Neri. “Dunque Save the Children dice no alle punizioni fisiche di qualsiasi entità esse siano e sì a una genitorialità positiva, autorevole e fondata su un’educazione non violenta”.
Bisogna comunque ricordare come i genitori siano lasciati soli in questo difficile compito, che molto spesso li porta all’esasperazione. Proprio per questo, Save the Children ha creato una Guida alla genitorialità positiva, che verrà diffusa anche grazie alla Società italiana di pediatria e l’Associazione Nazionale Pedagogisti.
“La Guida contiene, tra l’altro, i quattro principi cardine per essere dei genitori non violenti”, conclude il direttore generale di Save the Children Italia. “Prima di tutto è necessario individuare i propri obiettivi educativi di lungo termine, quindi far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento ai nostri figli in ogni interazione con loro. Al terzo punto comprendere cosa pensano e cosa provano i nostri figli in diverse situazioni. Infine assumere un approccio che mira alla risoluzione dei problemi piuttosto che uno punitivo”.
Con questa iniziativa, Save the Children spera di diffondere un messaggio positivo sull’educazione infantile, ricordando che per imporre la propria autorevolezza non c’è bisogno di ricorrere a punizioni che possono segnare un bambino nella sua sfera più intima.

 

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