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Retribuzioni ferme, ai minimi dal 1999

L’indice orario delle retribuzioni contrattuali a gennaio, rileva l’Istat, è aumentato, in termini congiunturali, dello 0,8% per effetto dell’applicazione di numerose clausole contrattuali. Nel mese di febbraio, invece, l’indice orario è restato invariato rispetto al mese precedente non essendo intervenuto alcun adeguamento contrattuale.
Sia in gennaio, sia in febbraio, a fronte di un aumento tendenziale medio dell’1,4%, i settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: attività dei vigili del fuoco (3,1%), energia elettrica e gas (3,0%). Si registrano, invece, variazioni nulle, per i comparti dell’agricoltura, del credito e assicurazione e per tutti quelli della pubblica amministrazione, a eccezione dei vigili del fuoco.
A gennaio 2012 sei degli accordi monitorati dall’indagine, sono venuti a scadenza mentre nessuno è stato siglato. Nel mese di febbraio, invece non si sono osservate né scadenze, né rinnovi contrattuali. Risultano pertanto in vigore alla fine di febbraio 42 accordi, che regolano il trattamento economico di 8,8 milioni di dipendenti; ad essi corrisponde il 61,8% del monte retributivo complessivo. Nel settore privato l’incidenza è pari all’84,3%, con quote differenziate per attività economica: la copertura è del 93,5% per il settore agricolo, del 98,4% per l’industria e del 69,3% per i servizi privati. In totale, i contratti in attesa di rinnovo sono 36 – di cui 16 appartenenti alla pubblica amministrazione – relativi a circa 4,3 milioni di dipendenti (circa tre milioni nel pubblico impiego). A partire da gennaio 2010 tutti i contratti della pubblica amministrazione sono scaduti e rimarranno tali in ottemperanza alle disposizioni della legge 122/2010 all’art. 9 comma 7 che stabilisce il blocco delle procedure contrattuali e negoziali relative al triennio 2010-2012.
L’indagine sulle retribuzioni contrattuali permette di calcolare la quota dei contratti collettivi nazionali di lavoro che resterebbe in vigore nel semestre successivo nell’ipotesi di assenza di rinnovi. Per il totale dell’economia, l’incidenza dei contratti collettivi in vigore, rispetto a quella rilevata a febbraio 2012, resterebbe costante fino a giugno scendendo leggermente da luglio (dal 61,8% al 61,2%). Per il solo settore privato la quota pari all’84,3% da luglio si ridurrebbe all’83,5%.
L’indice delle retribuzioni contrattuali per l’intera economia, proiettato per tutto l’anno sulla base delle disposizioni definite dai contratti in vigore alla fine di febbraio, registrerebbe nel 2012 un incremento dell’1,4%.
Con riferimento al semestre marzo 2012-agosto 2012, in assenza di rinnovi, il tasso di crescita dell’indice generale sarebbe pari all’1,5%, con valori lievemente inferiori nei mesi di marzo (1,3%) e giugno (1,4%).
Per l’insieme dell’economia, nel mese di febbraio la quota di dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 32,6%, invariata rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto a un anno prima (52,6%). In media, i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto a febbraio 2012 sono 26, in deciso aumento rispetto a febbraio 2011 (10,8). L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 8,5 mesi, in crescita rispetto a un anno prima (5,7).
Con riferimento al solo settore privato la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 12,3%, i mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 26, mentre l’attesa media è di 3,2 mesi considerando l’insieme dei dipendenti del settore.
L’andamento di tali indicatori, che consentono di monitorare la tensione contrattuale per l’intera economia, è presentato nelle successive figure, che riportano la quota di dipendenti con contratto scaduto e la durata (in mesi) della vacanza contrattuale, sia per coloro che attendono il rinnovo (indicatore specifico), sia per l’insieme dei dipendenti appartenenti al settore di attività economica di riferimento.

 

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