Arenato
Mario Monti prova a portare il suo governo fuori dalle secche in cui si è arenato. Il consiglio dei ministri di ieri, con l’approvazione delle delega fiscale, e il vertice di maggioranza di stasera, con Alfano, Bersani e Casini, sono due passi che vanno in quella direzione. La riforma fiscale, anche se i tempi si annunciano molto lunghi, dovrebbe almeno consentire di sperare, in caso di miglioramento della congiuntura economica, di ipotizzare una riduzione delle tasse almeno per la fascia di contribuenti più poveri. Preceduto da una telefonata di disgelo tra il presidente del consiglio ed Emma Marcegaglia, l’annuncio di un nuovo ritocco al testo della riforma del mercato del lavoro, per venire incontro alle richieste di Confindustria, dovrebbe servire a creare le condizioni per una conclusione positiva del vertice di stasera.
Per Monti, venire a capo dell’infinita trattativa sulla riforma è vitale. Dopo le resistenze di Pd e sindacati, superate con la reintroduzione della possibilità di reintegro anche per i licenziamenti economici, oltre a quelli disciplinari e discriminatori, il fronte aperto con le imprese e con il Pdl schierato al loro fianco rischiava di paralizzare l’iter parlamentare del disegno di legge. Altrettanto importante è sbloccare la legge anticorruzione, in mano alla ministra di giustizia Severino, impegolata in una serie di veti incrociati.
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