Nuova investitura
Quando ci si chiede perché il governo dopo l’invidiabile sprint iniziale con cui aveva realizzato per decreto la riforma delle pensioni e ristabilito a tempo di record le relazioni con i principali partners europei e internazionali -, negli ultimi due mesi è ripiegato su se stesso, e si trascina da inizio d’anno in un’interminabile trattativa sul mercato del lavoro, non c’è molto da approfondire per trovare la risposta, che è sotto gli occhi di tutti. Un presidente del Consiglio che quasi tutte le settimane deve convocare un vertice di maggioranza per rimettere insieme la coalizione che lo sorregge – facendo i conti, ora con la sinistra, ora con la destra, e ogni volta ricominciando da capo perché sinistra e destra sono alleate e avversarie allo stesso tempo – in pratica non è messo in condizione di lavorare.
Neppure ai tempi della Prima Repubblica quando i debolissimi governi pentapartitici si trascinavano da una «verifica» a una crisi il ritmo delle rinegoziazioni programmatiche e dei continui compromessi tra le forze politiche era così frequente e nevrotico.
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