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Anche la Merkel mette le mani avanti

Incassati gli elogi, per così dire, di Berlino e Francoforte (mercoledì il ministro delle Finanze tedesco ha ribadito che “l’euro ha bisogno dell’Italia” e l’indomani la Bce ha sottolineato come gli obiettivi del nostro Paese per risanare i conti pubblici siano più ambiziosi rispetto ad un anno fa), il premier Mario Monti si prepara ai prossimi vertici internazionali – l’imminente G20 in programma in Messico e il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno – “forte” del sostegno ottenuto dalla “strana maggioranza” in Parlamento. A patto che gli incontri siano incentrati sulla crescita e non esclusivamente sul rigore dei conti. Da par suo Angela Merkel sembra mettere le mani avanti e spiega che “anche le forze della Germania sono limitate”. Come a dire che le possibilità della Germania di salvare la moneta non devono essere sovrastimate dai partner europei. “Tutti noi dobbiamo resistere alla tentazione di finanziare la crescita con un nuovo debito”, ha aggiunto la cancelliera tedesca.
“È di cruciale importanza proseguire gli sforzi per il ripristino di finanze pubbliche solide e il recupero di competitività, entrambi presupposti per una crescita economica sostenibile”, è inoltre il suggerimento della Bce. “Occorre attuare, in quanto loro completamento naturale, il nuovo quadro di sorveglianza macroeconomica nell’ambito del semestre europeo. Andrebbe rafforzata la concorrenza nel comparto dei beni e dei servizi, anche attraverso il completamento del mercato unico, mentre l’adeguamento dei salari dovrebbe avvenire in maniera flessibile, riflettendo le condizioni del mercato del lavoro e la produttività. Tali riforme a sostegno della crescita – viene spiegato – renderebbero più rapido il necessario processo di correzione e favorirebbero la creazione di posti di lavoro”.
In Italia il governo è alle prese tuttavia con alcune questioni di non scarsa importanza. Dalla disoccupazione (sappiamo, nel frattempo, di tutte le polemiche ruotate attorno alla riforma del lavoro) al “pasticcio” compiuto sul numero degli esodati, 390 mila stando ai calcoli dell’Inps contro i 65 mila per i quali è stato firmato il decreto.
La Banca d’Italia, intanto, comunica che il debito pubblico ad aprile ha raggiunto la cifra di 1.948,584 miliardi di euro, in aumento ancora rispetto al record storico toccato a marzo (1.946 miliardi). Per quanto riguarda la crescita del nostro Paese i ritardi hanno carattere strutturale e la quota di mercato dell’Italia sull’export mondiale in volume è passata dal 3,6 per cento nel 2002 al 2,7 del 2011 mentre, considerato il medesimo periodo, quella della Germania è rimasta inalterata, al 9%. “Le esportazioni italiane – ha spiegato il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni – si caratterizzano per un contenuto tecnologico inferiore a quello dei prodotti tedeschi; ciò riflette una composizione settoriale della struttura produttiva nazionale sbilanciata verso i beni tradizionali La nostra perdita di competitività riflette anche una minore capacità di esportare verso le economie emergenti più dinamiche, quali India e Cina. Le vendite italiane verso la Cina rappresentano il 2,7 per cento del totale delle esportazioni (il 3,6 per cento in Veneto); in Germania la quota è più che doppia”.

 

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