Il Cav. cercava lo scontro: ha trovato il frontale
“Vinciamo noi e perdono loro”. Eloquente il commento di Pier Luigi Bersani. Il centrosinistra prende tutto (o quasi), soprattutto in virtù della performance di Virginio Merola che a Bologna potrebbe vincere già al primo turno (contrariamente alle aspettative della vigilia). Durante la giornata abbiamo più volte sottolineato come le “roccaforti” abbiano smentito se stesse evidenziando una netta presa di distanza dell’elettorato nei confronti del più recente passato.
Due dati su tutti sono significativi: Milano e Napoli. Nel feudo del berlusconismo gli elettori non premiano il sindaco uscente Letizia Moratti (mera bocciatura?), fresca di gaffe e polemiche particolarmente aspre. Pisapia costringe così la candidata più accreditata al ballottaggio, ma lo fa con un margine di quasi sette punti. E a Napoli, dove poteva darsi per scontata un’ottima prova di Lettieri, di fatto ha vinto il centrosinistra nell’ambito di un duello intestino che vede De Magistris superare il candidato del Pd, Mario Morcone. Ma a ben vedere il Pd è vincitore a metà. Il pasticciaccio brutto delle primarie nel capoluogo campano ha agevolato la scalata dell’esponente Idv e a Milano Giuliano Pisapia è la scheggia impazzita dal satellite di Sinistra e Libertà. Su Torino c’è poco da dire: sulla vittoria di Piero Fassino, complici tanti fattori, nessuno ha mai dubitato. Ma dinanzi alla crisi del bipolarismo non emerge un Terzo Polo, per quanto i suoi esponenti si sforzino di sostenere il contrario.
Sarà un test nazionale, si era detto alla vigilia del voto. Ebbene, il Terzo Polo non decolla (in alcuni casi il Movimento 5 Stelle è andato persino meglio, specie nella Bologna di Fini e Casini), il Pd ha dalla sua una vittoria di Pirro, Berlusconi perde una valanga di preferenze rispetto al 2006 nella “sua” Milano e nel frattempo si racconta di un Bossi “irritato” e “stupito” chiuso nel suo ufficio. Il test è servito.