Primarie. Il centrosinistra ha già vinto
Si riparte da zero a zero, dice Matteo Renzi. E poco importa, aggiunge, quale sia il risultato effettivo, se c’è un margine di nove o cinque punti. Al ballottaggio delle primarie del centrosinistra, secondo pronostico, andranno il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Al momento si è ancora fermi ai dati forniti nella notte – verso l’1.30 – da Nico Stumpo, coordinatore nazionale delle primarie: 44,9% dei voti a Bersani, 35,5 a Renzi (15,6 Vendola, 2,6 Puppato e 1,4 Tabacci).
Tuttavia, se qualcosa di positivo le primarie del centrosinistra dovevano dirlo, l’alta partecipazione di domenica (3,1 milioni di votanti, secondo dati “ufficiosi”) ha confermato le aspettative. Le lunghe file ai gazebo elettorali sono una testimonianza diretta di come i cittadini, contrariamente a quanto si è a lungo discettato, sentano la necessità di essere protagonisti dei futuri processi decisionali.
Una variabile che non va affatto trascurata e che rafforza una volta di più le posizioni diametralmente proporzionali dei due candidati “forti”. Entrambi, infatti, Bersani e Renzi, hanno confermato la volontà di rappresentare un punto di cesura rispetto al più recente passato, ovvero la parentesi del governo tecnico a Palazzo Chigi. Se il premier Monti vorrà scrivere ancora pagine importanti nell’attuale fase congiunturale, allora dovrà approdare in altri lidi. O altrimenti rivalutare il tipo di contributo che potrà offrire all’Italia. Si tratta di una posizione netta e allo stesso tempo fondamentale poiché indica una linea sicura, il percorso che – al di là di quale sarà il risultato del secondo turno – il Partito democratico intende in ogni caso intraprendere. Ciò che resta a tutt’oggi un’incognita sono le modalità, non fosse altro che, in caso di vittoria, il sindaco di Firenze proporrà, così come annunciato in queste settimane di campagna elettorale, una rivoluzione “culturale” che inevitabilmente investirà l’apparato dirigente del partito. Anche se, è comunque opportuno precisare, il divario consistente tra Bersani e Renzi fa immaginare una propensione dell’elettorato democratico verso “l’usato sicuro”, che verrà probabilmente rinvigorito da un cospicuo dirottamento dei voti racimolati dal leader di Sel, Nichi Vendola, certamente più vicino alle istanze del segretario del Pd (alleanza con i centristi a parte).
Ma le primarie del centrosinistra dicono anche altro. Segnano un solco profondo grazie a cui la coalizione allunga il passo ai danni di un centrodestra arruffato e confuso – non è ancora chiaro se il 16 dicembre si terranno le primarie del Pdl – dai repentini cambi di umore di Silvio Berlusconi. Il centrosinistra, al contrario degli avversari, appare già oggi un cantiere rinnovato rispetto al passato con una proposta politica più convincente. E potrà contare sulla figura di un “candidato” che avrà dalla sua un ampio bacino di consensi.