Tra accuse e incendi. Così brucia un’occasione
Mancano poche ore al silenzio elettorale che decreterà la fine di una campagna dai toni particolarmente accesi. Lunedì, a partire dalle 15 (appuntamento su T-Mag per scoprire in tempo reale i dati e i vincitori dei ballottaggi), conosceremo finalmente l’esito di queste settimane convulse. C’è stato di tutto nell’ultima campagna elettorale: accuse in diretta televisiva, infangamenti da una parte e dall’altra, botte tra i sostenitori dei diversi schieramenti, polemiche a go go, comitati elettorali in fiamme. Ma ormai ci siamo, il conto alla rovescia è già partito: a Milano verrà confermata la Moratti o sarà Pisapia il nuovo sindaco? A Napoli De Magistris o Lettieri?
Cosa resterà di questa campagna elettorale è difficile a dirsi. Non è stata la più positiva degli ultimi anni, certamente. Ieri la Moratti ha auspicato un dibattito sui programmi: troppo tardi. Dapprima è stato indetto un referendum sulle persone (su Berlusconi, alla vigilia del primo turno), poi è stato sconfessato e giudicato un errore. Atti di violenza e bugie hanno fatto il resto. A completare l’opera, infine, le polemiche a distanza che pur avendo poco a che fare con il voto di domenica e lunedì sicuramente non contribuiscono a rasserenare un clima piuttosto teso.
Eppure qualcosa di positivo c’è stato: il coinvolgimento dei cittadini reso più evidente da internet e dai social network. I #morattiquotes o il caso #sucate, giochini divertenti i primi cinque minuti e che probabilmente non spostano un numero così ragguardevole di consensi, hanno però rappresentato l’emblema – seppure con i loro paradossi e allo stesso tempo limiti – di come i cittadini possano approcciare alla vita politica talvolta polemicamente anch’essi, talvolta ironicamente. L’interazione con i candidati non può che essere un bene, in questo senso. È ormai abitudine, alla chiusura di ogni campagna elettorale, trarre le conclusioni di quanto il web abbia influenzato o meno la propaganda. Arriverà senz’altro il giorno in cui tutto ciò non si renderà più necessario in quanto prassi acquisita e consolidata. Ma è innegabile come stavolta più di altre il processo dialettico abbia riguardato tutti, famosi e non (basti pensare alle critiche che migliaia di utenti hanno rivolto a Red Ronnie tramite Facebook e alla riposta alquanto stizzita di quest’ultimo postata su YouTube o alla rinuncia di Gigi D’Alessio a prendere parte al concerto in Piazza Duomo per via dei messaggi ostili ricevuti sul noto social network). Laddove sono mancati i temi e sono venute meno le discussioni sui programmi, ci ha pensato la rete, a suo modo, a riempire il vuoto.
La politica, dal canto suo, ha bruciato l’occasione di sfruttare al meglio questa opportunità. Avrebbe potuto e dovuto osare di più. Ma non è tempo, ora, di recriminare. Lunedì la sveglia suonerà e per una volta ci viene da dire: per fortuna.
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