Cipro mette nei guai l’Italia e l’Europa?
La crisi cipriota è foriera di un rischio contagio per l’Italia? Sembrerebbe di no. Spiega infatti l’Abi che gli istituti di credito “hanno una posizione di grande solidità e dai dati della Bri risultano esposte verso Cipro in misura minima, sotto un miliardo di euro. Di qui la massima serenità nell’escludere il rischio contagio”. Anche se aleggia, come hanno ricordato molti commentatori in queste ore, il ricordo di quanto fece nel 1992 il governo Amato, cosa succede a Cipro e perché la crisi che ha investito l’isola ha trainato con sé un lunedì nero per i mercati?
Per far quadrare i conti e ottenere gli aiuti europei e del Fmi di cui Cipro necessita (circa dieci miliardi di euro), il governo ha pensato bene (si fa per dire) di coinvolgere – in quello che è considerato da molti un paradiso fiscale, soprattutto dagli oligarchi russi – i correntisti gravando sui propri depositi. Si era detto di un prelievo pari al 6.75% sui depositi sino a 100 mila euro e del 9.90% su quelli superiori. Il provvedimento sarebbe dovuto essere approvato nella giornata di lunedì, ma la paura di una fuga di capitali dalle banche e la reazione negativa delle Borse ha di fatto rallentato l’iter. Il Parlamento cipriota si esprimerà sulla misura nel pomeriggio di martedì. Nella notte di lunedì, invece, si è tenuto un confronto sul tema da parte dei ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Eurogruppo (che contempla i Paesi membri che adottano la moneta unica) da cui è emerso l’auspicio di un trattamento diverso tra piccoli e grandi correntisti. Un’idea che, stando alle indiscrezioni giornalistiche, il presidente cipriota Nikos Anastasiades starebbe avallando. Tuttavia le intenzioni di far passare il provvedimento restano vive, non fosse altro che il rischio per Cipro sarebbe quello di non riuscire altrimenti ad affrontare la crisi.