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Cresce l’esercito degli “scoraggiati”

lavoro_scoraggiatiNel 2012 è cresciuto ulteriormente il numero degli scoraggiati, ovvero di coloro che non cercano un lavoro nella convinzione di non riuscire a trovarlo (dati Istat). Il fenomeno si annida soprattutto tra i più adulti, con più di un milione di over 34 che rinuncia alla ricerca di un lavoro. Un esercito, nel complesso: 1,6 milioni e tra questi un milione e 150 mila ha tra i 35 e 64 anni (per un incremento complessivo pari al 5,3%). Gli scoraggiati rientrano tra gli inattivi, che comprende però anche gli studenti, le casalinghe e i pensionati. Fatto sta, in ogni caso, che quanti non spendono tempo a cercare lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo hanno evidenziato un rialzo del 13,3% tra i 45-54enni e del 23,1% tra i 55-64enni. Al contrario, si rileva un’attenuazione tra i più giovani (-5,1% tra gli under 35).
Sono dati che vanno a certificare, una volta di più, un evidente disagio sociale. Stando ai numeri, infatti, viene spontaneo credere che le persone in età più avanzata risultino maggiormente sfiduciati dopo anni di dure prove o, peggio, di porte sbattute in faccia.
Come già osservato, chi non ripone più alcuna speranza nel mercato del lavoro sono per lo più coloro che hanno superato i 30 (1 milione e 150 mila ha tra i 35 e 64 anni), che vivono nel Mezzogiorno (1 milione e 90 mila) e in molti casi sono donne (1 milione 96 mila).
C’è tuttavia da osservare che l’Italia non è l’unico Paese a presentare uno scenario simile nell’Unione europea. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), nell’Ue il fenomeno degli “scoraggiati” è cresciuto in media del 29% tra il 2008 e il 2011. In particolare si apprende che negli ultimi sei mesi un milione di persone ha perso il lavoro e il totale dei disoccupati ha superato i 26 milioni, vale a dire 10,2 milioni in più rispetto al 2008. E l’Ilo, non solo sottolinea il peggioramento della situazione sul fronte lavorativo, ma osserva come tale condizione deficitaria possa provocare il rischio di disordini sociali in aumento del 12% rispetto all’inizio della crisi economica.

 

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