L’Imu, i Comuni e le ipotesi del governo
È il 17 giugno la data di scadenza prevista per la prima rata della tassa che tutti i proprietari italiani di case dovrebbero versare: l’Imu. Una data che, nonostante le prime promesse fatte dal nuovo esecutivo, è ancora lì. E se il governo non cambierà le cose in tempi rapidi (lo sto ai pagamenti di giugno, appunto), i Comuni avranno fino al 16 maggio la possibilità di cambiare l’ammontare dell’aliquota.
Ma, nel dettaglio, come funziona l’Imu? L’aliquota sulla prima casa va da un minimo dello 0,2% ad un massimo dello 0,6%: in genere è prevista una detrazione di 200 euro più 50 euro per ogni minore. Non sono esentati, inoltre, i titolari di case cedute ai familiari in comodato d’uso. Tutto ciò, come già detto, è relativo all’abitazione principale, o prima casa.
Veniamo ora alla seconda casa: per questo tipo di immobili l’aliquota va dallo 0,46% fino ad un massimo del’1,06%. Questo tipo di aliquota si applica anche ai negozi, agli uffici, o alle case sfitte o ereditate. L’Imu del 2013 che peserà sui proprietari di capannoni industriali, ad esempio di 500 metri quadrati, sarà come spiega la Cgia di Mestre di una cifra che andrà da 1.409 a 1.572 euro. Per una struttura di questo tipo da mille metri quadri si va dai 3.288 ai 3.734 euro, mentre per un capannone da 2.000 metri quadri dai 5.870 ai 6.583 euro. Anche a tale proposito imprenditori e artigiani, allo scopo di rilanciare l’economia, hanno chiesto di congelare la prima rata. In ogni caso, è previsto che sulla seconda casa, si paghi il 50% di quanto versato nel 2012.
Se la richiesta del congelamento della prima rata dovesse andare in porto, i Comuni conteranno nelle proprie casse circa due miliardi in meno: quest’anno l’imposta va interamente ai Comuni. Alla richiesta di proroga a fine anno si è opposto il Pdl che chiede l’abolizione totale dell’Imu. Un’ipotesi, quest’ultima, che dunque costerebbe complessivamente ai Comuni quattro miliardi di euro in meno nel 2013 ed altri quattro miliardi per la restituzione (così come richiesto sempre dal Pdl) di quanto versato dalle famiglie nel 2012. Azione e conseguenza: se i Comuni perdono le entrate dell’Imu, questi non avranno la possibilità si ripagare i debiti alle imprese (come previsto dal dl sui pagamenti della Pubblica amministrazione). A Roma il sindaco Gianni Alemanno ha proposto l’aumento delle detrazioni per le famiglie con reddito Isee sotto i 15 mila euro. Un soluzione che però costerebbe ai Comuni tra i due miliardi e i 2,5 miliardi di euro.
Stando a quanto riporta Il Sole 24 Ore, le ipotesi al vaglio del governo sono tre. La prima è la service tax, secondo il modello francese, per cui l’Imu così come la conosciamo verrebbe abolita, ma compensata da una tassa unica che comprenderebbe rifiuti, servizi e, in aggiunta, un prelievo sugli immobili di lusso.
Altrimenti c’è in ballo il sistema tedesco, che prevede una tassa “federale”, quindi interamente gestita dai Comuni, legata alla rivalutazione delle rendite. Infine, si potrebbe optare per una rimodulazione della tassa secondo un’ulteriore valutazione delle detrazioni da attuare tramite prelievo sulla base del reddito e dell’Isee.