La crisi e la dimensione psicologica
Tra i tanti effetti della crisi economica, ce n’è uno in particolare a cui l’Istat ha deciso di dedicare ampio spazio nel suo Rapporto annuale 2013. La situazione del Paese, presentato nella giornata di mercoledì: l’impatto che le difficoltà economiche hanno sulla dimensione psicologica della popolazione.
Una questione spesso trascurata, ma che in realtà può avere ripercussioni notevoli sulla nostra vita. Perché, come sottolinea l’Istat, la dimensione psicologica della popolazione, “oltre a essere elemento essenziale per la tenuta della coesione sociale, condiziona la capacità di reazione del sistema economico e l’efficacia e credibilità delle azioni di politica economica”.
E ciò che emerge dalla lettura dei dati raccolti è una crescita dell’insoddisfazione degli italiani nei confronti della propria situazione economica: il 40,3% degli intervistati si è infatti dichiarato abbastanza soddisfatto.
Un dato inferiore a quello degli italiani che si dichiarano “poco o per niente soddisfatti” (il 71%) e che risulta essere in calo rispetto alle percentuali raccolte negli anni precedenti: nel 2007, gli italiani che si dichiaravano soddisfatti per la propria situazione economica erano il 51,2% del campione. Nel 2011, il 48,5%.
Siamo quindi di fronte ad un’insoddisfazione generale sempre più diffusa e che potrebbe essere non del tutto priva di legittimità: il potere d’acquisto delle famiglie italiane ha infatti subito un calo notevole. Un calo del 4,8% nel solo 2012 e che l’Istat non esita a definire “di intensità eccezionale” e le cui cause vanno ricercate nell’“inasprimento della pressione fiscale”.
E per far fronte al minor potere d’acquisto e al crollo del reddito disponibile, le famiglie italiane hanno reagito in un solo modo possibile: riducendo la quantità o qualità dei prodotti acquistati nel settore alimentare e acquistando capi d’abbigliamento presso centri di distruzione a più basso costo. Tutto questo ha comportato una inevitabile riduzione della spesa corrente per i consumi (-1,6%) e una flessione dei volumi acquistati pari al 4,3%, la più forte dall’inizio degli anni Novanta.
La situazione è delle più difficili, siamo di fronte ad uno “stato di emergenza”, come ha sottolineato Confcommercio commentando proprio i dati forniti dall’Istat. Eppure gli italiani continuano a dichiarare di essere altamente soddisfatti della propria vita: tra le persone di 14 anni e più, il 54,2% si è detto abbastanza soddisfatto delle proprie relazioni familiari, quasi il 57,4% per quelle amicali. Mentre quasi il 62% ha dichiarato di ritenersi abbastanza soddisfatto il proprio stato di salute.
Ma c’è di più: l’Istat ha chiesto infatti agli italiani di assegnare un voto da uno a dieci alle istituzioni. Ebbene, dalla lettura dei dati raccolti, emerge una forte sfiducia nei confronti dell’amministrazione regionale (voto medio 3,7), del Parlamento italiano (3,6) e, soprattutto, nei confronti dei partiti politici che come voto medio hanno ricevuto un 2,3. Gli unici a godere di una forte fiducia sono i vigili del Fuoco (voto medio 8,1) e le Forze dell’Ordine (voto medio 6,5).