Il piano di Obama per rilanciare il lavoro
La popolarità di Obama è in calo, probabilmente anche a causa degli ultimi casi che coinvolgono la sua amministrazione (su tutti il Datagate). Stando all’ultimo sondaggio della Cnn, la diminuzione ha fatto segnare un -8% a maggio. Solo il 45% degli intervistati approva l’operato dell’inquilino della Casa Bianca e ciononostante una ripresa del mercato del lavoro non trascurabile. Il tasso di disoccupazione negli Usa ad aprile è infatti sceso al 7,5% dal precedente 7,6%, con gli occupati che salgono di 165 mila unità contro l’attesa di 145 mila.
Eppure il lavoro resta una delle priorità per il presidente degli Stati Uniti. Il tasso di disoccupazione raggiunge livelli record in Europa e una contrazione dei consumi nel Vecchio continente ha ripercussioni inevitabili oltreoceano. Al G8 in Irlanda del Nord si è parlato molto di lavoro (oltre che delle questioni internazionali, quella siriana in particolare). E Obama ha annunciato l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti ed Europa, i cui negoziati avranno inizio il prossimo mese a Washington. Le relazioni tra Ue e Stati Uniti, è il presupposto, rappresentano “quasi la metà del Pil mondiale” e contando su “migliaia di miliardi di dollari in beni e servizi ogni anno, investiamo quattromila miliardi nelle rispettive economie e ora sostiene circa 13 milioni di posti di lavoro”. La convinzione di Obama è che l’accordo di libero scambio valga “30 milioni di posti di lavoro per entrambe” le sponde dell’Atlantico. Ad aprile il tasso di disoccupazione nell’eurozona si è attestato al 12,2% e all’11% nell’Ue27.
Oltre al presidente del Consiglio Enrico Letta (tra i principali fautori di possibili misure per rilanciare l’occupazione, pur garantendo il rispetto dei parametri al 3% del deficit), l’altro “debuttante” al G8 di Lough Erne è il premier giapponese Shinzo Abe, autore della ricetta economica che prende il suo nome: Abenomics. Il programma di rilancio in Giappone si basa su una forte espansione della spesa pubblica con pesanti interventi a carico del governo centrale (circa 85 miliardi di euro) accompagnati da investimenti da parte dei governi locali e di capitali privati. Complessivamente, un’iniezione di circa 170 miliardi di euro finalizzati a dare slancio all’economia nipponica con investimenti in tecnologie avanzate, ricerca e sviluppo, energia e ambiente, sicurezza anti-sismica, ricostruzione infrastrutturale e abitativa post-tsunami. Nel programma non mancano gli aiuti alle imprese in difficoltà, i sostegni ai redditi per i meno abbienti e gli investimenti nelle aree più deboli del Paese. Questa manovra, secondo il governo, dovrebbe portare, già nel 2013, una crescita del Pil pari al 2%, con conseguente aumento dei posti di lavoro di 600 mila unità.