Gaudì: il padre del modernismo catalano a 161 anni dalla nascita
Google rende spesso omaggio alle grandi personalità che hanno segnato la storia attraverso i suoi originalissimi doodle. Oggi è toccato all’architetto spagnolo Antoni Gaudì, per ricordarne l’anniversario della nascita (sono passati precisamente 161 anni). L’uomo infatti viene al mondo il 25 giugno 1852 a Reus, piccolo comune della Catalogna, ma durante l’adolescenza si trasferì a Barcellona, che ne plasmò la sua futura fama: studiò e si specializzò proprio in quest’ultima città, lavorando anche prima di riuscire a diplomarsi con alcuni dei migliori architetti dell’epoca.
Nel 1878, durante l’Esposizione Universale, la svolta che diede il via alla sua famosa carriera: l’incontro con Eusebi Güell, industriale catalano, suo futuro mecenate che gli commissionò alcune delle opere che resero Gaudì celebre in tutto il mondo.
Si può dire che lo stile dell’architetto catalano è unico e di successo: Gaudì osò, e Barcellona, città che in quegli anni si stava rinnovando grazie al modernismo Catalano, accolse quel genio che la rese nota e particolare. Le forme classiche che caratterizzerebbero qualsiasi altro edificio architettonico vengono stravolte nei lavori di Gaudì, che le reinterpreta con figure sinuose e vetrate colorate. Un esempio lampante ne è Casa Batllò (1904-1907), riconosciuta dall’Unesco come uno dei patrimoni dell’umanità, una perla del libro dell’architettura mondiale, la cui struttura (interna ed esterna) fu ispirata dall’art nouveau, arricchita da figure zoomorfe e motivi ossei. Un palazzo fantastico, surreale, più contemporaneo che mai. Per non parlare di Parc Güell (1900-1914), altro bene protetto dall’Unesco, dove natura e architettura convivono in sintonia e che ogni anno attira milioni di turisti. Le sue ceramiche usate come mosaici e le forme sinuose si accompagnano a figure di animali mistici (come la famosa fontana a forma di salamandra, simbolo di alchimia) che sembrano risplendere e prendere vita sotto il sole.
Ma è la Sagrada Familia (1882- in corso) il lavoro sul quale Gaudì impiegò buona parte della sua vita: una chiesa unica, ricchissima di particolari religiosi e allegorici, talmente complessa che ancora oggi, a più di cento anni dal suo “avvio”, non è ancora stata completata. E si può dire che Gaudì diede la vita per questa sua opera: nel 1926, infatti, mentre andava a visionare i lavori in corso alla sua chiesa, venne investito da un tram e morì pochi giorni dopo.
Ma tale è l’importanza di questa mastodontica opera che i lavori sono continuati seppur orfani del loro architetto, e nel 2010 la navata centrale è stata consacrata da Benedetto XVI con una messa solenne.
E mentre si parla di beatificare Gaudì entro il 2016, una cosa è certa: il suo stile, unico e inimitabile, si avvicina molto più alla struttura di un qualsiasi organismo vivente piuttosto che allo scheletro di un palazzo qualunque, ed è questo misticismo intriso e simbionte delle sue opere che fa quasi pensare che da un momento all’altro questi luoghi possano sgretolarsi proprio come un essere vivente che soccombe al tempo. Per fortuna, almeno qui, parliamo di architettura.
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