Se vince Caio, mi ammazzo. Dicono tutti così
La politica e il giornalismo non sono certamente nuovi a un linguaggio iperbolico. Quante volte, ad esempio, si sono sentite espressioni come “il governo è alla canna del gas”? O al contrario che “l’opposizione non esiste” laddove pare evidente che formalmente la circostanza è quantomeno inverosimile? Il tema della “morte”, talvolta dello “stato comatoso”, ricorre spesso in politica (Berlusconi ne sa qualcosa: in molti auspicano la sua uscita di scena). Meno frequente, salvo alcuni casi, è invece il suicidio. Che ora sembra avere trovato una sua naturale collocazione volta a denigrare l’avversario o a enfatizzare un suo scivolone. Tizio è candidato? “Se vince, piuttosto mi suicido”, risponde Caio.
A intraprendere questo nuovo esercizio comunicativo è stato recentemente il leader dell’Udeur, Clemente Mastella. Candidato a sindaco di Napoli e ospite della trasmissione radiofonica Un giorno da pecora, Mastella dichiarò senza troppi giri di parole che in caso di vittoria dell’odiato De Magistris si sarebbe suicidato. Ebbene, De Masistris ha vinto e sui social network non si sa quanti utenti hanno ricordato all’ex guardasigilli l’infelice battuta.
Quando Letizia Moratti rivolse la (falsa) accusa a Giuliano Pisapia in diretta televisiva, Bersani commentò: “Moratti ha estratto la pistola e si è sparata sui piedi”. Non proprio un tentativo di suicidio, ma il concetto rese bene l’idea.
In compenso, oggi, Vittorio Feltri ha evidenziato l’ibrido compromesso tra il cosa e il come prediligendo anch’egli il suicidio con arma. Stavolta lo scherno è proprio nei confronti del segretario del Pd: “Se l’avversario è Bersani e noi nel 2013 perdiamo le elezioni, io mi sparo”. Buffo che il giornalista abbia pronunciato la frase in un contesto – l’adunata dei servi del Cav organizzata dal Foglio al Teatro Capranica di Roma – in cui si è molto accentuato il ruolo sempre più fondamentale di internet nei processi di partecipazione politica. Feltri avrebbe potuto ricordare il precedente di Mastella, soprattutto in virtù del rischio che a prescindere una tale osservazione può celare. Che sia proprio Feltri il prossimo a cui la rete ricorderà le “ultime parole famose”?