L’Italia torna sotto osservazione
L’Italia torna sotto osservazione. A deciderlo è stata la Commissione europea, che ha annunciato l’avvio di “un’analisi approfondita” sulla situazione economica del nostro Paese. Troppi, secondo la Commissione, sono i rischi derivanti dai numerosi squilibri macroeconomici come il debito elevato, la disoccupazione (secondo l’Ocse, a settembre ha raggiunto il 12,5% mentre quella giovanile ha toccato quota 40,4%) e la perdita di quote di mercato, che “resta significativamente sopra la soglia di guardia”.
Molti sono quindi i fattori che hanno allarmato la Commissione europea, che – nel suo rapporto sugli sbilanci economici dei Paesi membri, l’Alert Mechanism Report 2014 – avverte: “Povertà ed esclusione sociale in Italia sono aumentate in modo significativo”. Di qui l’invito del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, a “completare le riforme promesse dal governo”. Nonostante l’instabilità politica, che al momento “non ha esposto a rischi i progressi raggiunti”.
La Commissione pone quindi l’accento sul rischio “povertà”, che – stando ai dati raccolti dall’Istat – nel 2012 ha già colpito ben 9 milioni e 563 mila persone, ovvero il 15,8% della popolazione totale (nel 2011, era il 13,6%). Di questi, 4 milioni e 814 mila vivono in povertà assoluta (i più poveri tra i poveri misurati sulla base di un paniere e servizi essenziali) pari all’8% della popolazione (5,7% nel 2011).
“Il debito molto elevato resta – spiega Bruxelles – una vulnerabilità significativa dell’Italia, in particolare vista la prospettiva debole di crescita”. Per inciso: secondo l’Istat, nel 2013 il Pil arretrerà dell’1,8% mentre nel 2014 è prevista una crescita dello 0,7%. Diverse le stime del governo, che prevede per il 2013 un -1.7% e per il 2014 un +1%.
Bruxelles ha inoltre deciso di avviare un’”analisi approfondita sull’elevata eccedenza di bilancio” della Germania. Scopo dell’indagine: capire se Berlino “può fare di più per contribuire al riequilibrio dell’economia europea”. Tutto questo perché il surplus della Germania “può mettere pressione sull’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona”.
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