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I migranti e la questione dei Cie

di Fabio Germani

lampedusa_sbarchi_immigrazioneSarebbero 96 le ore di permanenza consentite nei centri di prima accoglienza secondo quanto previsto dalle norme internazionali. Un immigrato giunto nel nostro Paese, e privo dei requisiti richiesti, nei Cie – i Centri di identificazione ed espulsione istituiti dalla legge Turco-Napolitano – può restarci fino a 18 mesi con la revisione della Bossi-Fini del 2002. Spesso in condizioni di estrema difficoltà condividendo la struttura con tante persone, di solito molte di più di quante ne possa ospitare. E il nome del centro, sia esso di prima accoglienza o di identificazione, cambia poco. Tanto per rendere l’idea: i sopravvissuti alla tragedia del 3 ottobre al largo di Lampedusa sono ancora nel centro dell’isola, bloccati da più di 80 (ottanta) giorni a disposizione dell’autorità giudiziaria. E proprio il centro di Lampedusa è stato oggetto di critiche per le condizioni in cui versa dopo che il Tg2 ha mostrato le immagini di migranti nudi, al gelo, all’interno della struttura (nel frattempo fatta sgomberare). Di qui la decisione del deputato del Pd, Khalid Chaouki, di chiudersi qualche giorno prima di Natale nel centro di Contrada Imbriacola per denunciare lo stato di “accoglienza” riservato ai cittadini stranieri in cerca di fortuna in Europa. La prassi, poi, vuole che i migranti vengano dirottati nei Cara attraverso i quali i richiedenti asilo sprovvisti di documenti, o che si sono sottratti al controllo di frontiera, siano identificati per la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. Secondo i dati forniti dalla Polizia di Stato nel 2012 sono stati 7.944 (7.012 uomini e 932 donne) i migranti trattenuti in tutti i centri, quando i posti disponibili sono circa mille in meno.
Da quanto si è appreso negli ultimi giorni, complice anche la protesta di alcuni immigrati che si sono cuciti la bocca nel Cie di Ponte Galeria, a Roma, il governo dovrebbe mettere mano alla normativa (il decreto, era stato fatto sapere prima delle festività natalizie, sarebbe già pronto), tornando all’origine, quando nelle strutture si poteva restare al massimo un mese. Ipotizzando un’accelerata in questo senso dell’esecutivo resterebbero da verificare, tuttavia, i punti più controversi della legge Bossi-Fini. In particolare quello relativo ai soccorsi in mare. La norma ammette i respingimenti al Paese di origine in acque extraterritoriali grazie ad accordi bilaterali sull’immigrazione clandestina. Chi aiuta i migranti ad entrare nel Paese – immaginiamo però una situazione di pericolo come fu il 3 ottobre scorso – rischia l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dunque la reclusione fino a tre anni e una multa fino a 15 mila euro per ogni persona “favorita”. Si tratta di un impianto eccessivamente restrittivo, al di là della mera questione di civiltà, a fronte delle cifre relative ai flussi migratori. Si contano nel 2011, infatti, 571 mila rifugiati per la Germania, 210 mila per la Francia, 194 mila per il Regno Unito, 87 mila per la Svezia, 75 mila per i Paesi Bassi. E 58 mila per l’Italia. Che evidentemente il più delle volte è solo di passaggio.

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