Lavoro e riforme: lo chiede l’Europa
Né promossi, né bocciati. Semmai rimandati. Neanche il tempo di festeggiare i trionfi elettorali (o di digerire le disfatte) in salsa europea che la Commissione di Bruxelles fa le pulci ai Ventotto. E dà le pagelle. All’Italia, nel caso specifico, viene concesso più tempo per il raggiungimento degli obiettivi di bilancio, ma si sottolinea anche come rinviare il traguardo di medio termine non ponga il nostro Paese “in una buona posizione nei confronti delle regole che ha sottoscritto”.
In particolare, è la richiesta di Bruxelles, il governo dovrebbe “trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all’ambiente”.
“In base alla valutazione del programma e delle previsioni della Commissione – si legge nella relazione –, il Consiglio è dell’opinione che servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità. Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate soprattutto dal 2015”.
È sul lavoro e sul fronte delle privatizzazioni che l’Italia dovrà impegnarsi maggiormente. “Entro la fine del 2014”, sostiene Bruxelles, l’ Italia dovrà valutare “gli effetti delle riforme del mercato del lavoro, valutando la necessità di ulteriori interventi”.
In tutto le raccomandazioni rivolte al governo Renzi sono otto. Oltre al dirottamento del carico fiscale e alle riforme nel mercato del lavoro, la Commissione si concentra sulla modernizzazione dell’amministrazione pubblica, della scuola, sul miglioramento dell’efficienza delle banche, sul potenziamento della concorrenza nei trasporti e nei servizi in generale. Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati l’auspicio della Commissione è che l’Italia presenti “una tabella di marcia dettagliata degli interventi entro settembre 2014”. Questo anche perché, insieme alla Slovenia e alla Croazia, ovvero i Paesi in cui sono stati individuati evidenti squlibri macroeconomici, l’Italia verrà costantemente monitorata sulla piena attuazione delle riforme.
I dati sul lavoro
Secondo i dati Istat diffusi nella giornata di martedì, ad aprile il tasso di disoccupazione si attesta al 12,6%, invariato rispetto al mese precedente e in aumento di 0,6 punti percentuali nei dodici mesi. Il tasso di disoccupazione trimestrale si attesta al 13,6%, in crescita di 0,8 punti percentuali su base annua; per gli uomini l’indicatore passa dall’11,9% all’attuale 12,9%; per le donne dal 13,9% al 14,5%. Aumentano i divari territoriali, con l’indicatore nel Nord al 9,5% (+0,3 punti percentuali), nel Centro al 12,3% (+1,0 punti) e nel Mezzogiorno al 21,7% (+1,6 punti). Si tratta del tasso più alto dal 1977. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) raggiunge il 46%.
La disoccupazione nell’Unione a 28 si attesta, sempre nel mese di aprile, all’11,7% (a marzo era all’11,8%, ad aprile 2013 al 12%, dati Eurostat). Il minor tasso di disoccupazione si rileva in Austria (4,9%), in Germania (5,2) e in Lussemburgo (6,1). Le peggiori prestazioni si hanno invece in Grecia (26,5% a febbraio) e in Spagna (25,1%).