Gli italiani e la fecondazione eterologa
Quattro italiani su dieci sono a favore della fecondazione eterologa. Una percentuale che sale al 65% tra chi si dichiara non credente, mentre scende al 30% tra i cattolici praticanti. Solo il 14% è invece d’accordo sulla possibilità di ricorrere alla maternità surrogata. Questo è quanto emerge dall’indagine Diventare genitori oggi. Indagine sulla fertilità/infertilità realizzata dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa, presentata mercoledì mattina presso la Biblioteca del Senato. Le percentuali di chi si dichiara a favore dell’inseminazione omologa in vivo e in vitro sono decisamente più elevate, rispettivamente all’85% e al 73%.
Solo l’11% del campione ha invece ammesso di conoscere l’esistenza della Legge 40 del 2004, che regola la procreazione assistita nel nostro Paese. Una percentuale piuttosto esigua che comunque non ha esitato a giudicare negativamente l’attuale normativa soprattuto per l’applicazione differenziata da Regione a Regione e per i diversi – oltreché numerosi – limiti imposti alle coppie.
Un giudizio (negativo) che rispecchia in parte quello della Corte europea per i diritti umani, che già nell’agosto del 2012 aveva bocciato la normativa italiana, e quello della Corte Costituzionale, secondo cui il divieto imposto alle coppie sterili di ricorrere all’eterologa è privo di un fondamento costituzionale. “La scelta di tale coppia – spiegava la Consulta con la sentenza 162/2014 – di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia dei figli” è “espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi”. “In particolare – osservavamo qualche tempo fa su T-Mag, commentando la decisione della Corte Costituzionale – l’illegittimità riguarda il divieto alla procreazione eterologa, ovvero quella che avviene mediante cellule gametiche, spermatozoi o ovociti, appartenenti ad un membro al di fuori della coppia”. Coppie che molto spesso hanno aggirato il divieto imposto dalla Legge 40, recandosi all’estero dove la fecondazione eterologa è invece possibile. Secondo l’osservatorio sul turismo procreativo, che prende in esame dati raccolti da 39 centri esteri, Spagna, Svizzera, l’Austria, Belgio, Danimarca, Grecia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca e Ungheria sono le mete più ricercate. Gli italiani rappresentano il 31,8% del turismo procreativo verso questi sei Paesi. Nello specifico: i Paesi a cui si rivolgono il maggior numero di italiani sono la Spagna (950 coppie), Svizzera (630) e Repubblica Ceca (204). Un ‘flusso migratorio’ che potrebbe arrestarsi a breve: in seguito alla decisione della Consulta, l’8 agosto il Consiglio dei ministri ha deciso di affidare al Parlamento il compito di approvare una legge “per dare attuazione alla sentenza della Corte”, come spiegato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin a margine del Cdm. Solo qualche giorno dopo, il 14 agosto il tribunale di Bologna ha tuttavia stabilito che si può procedere alla fecondazione eterologa in quanto “non c’è alcun vuoto normativo dopo la sentenza della Corte Costituzionale” che ne ha cancellato il divieto.