“È una cassetta degli attrezzi per ridurre la spesa”
La finanza creativa? “Non si vede”. È una bocciatura senza appello quella di Alfonso Gianni, sottosegretario allo Sviluppo economico durante l’ultimo governo Prodi. La manovra correttiva varata dall’esecutivo, sostiene infatti Gianni, è paragonabile “alla peggiore cassetta degli attrezzi per ridurre la spesa”. Innanzi tutto – spiega a T-Mag – “si tratta di un atto di furbizia, peraltro modesto, volto a scaricare sui governi che verranno, nel periodo 2013-2014, il peso della finanziaria”.
“A questo, che di per sé è già un aspetto clamoroso – prosegue Gianni -, si devono aggiungere i tagli che si abbattono sulla spesa sociale, tra le più basse d’Europa, e che bloccano la crescita del Paese. È la solita manovra fatta di ticket che vanno e che vengono, che mira al risparmio sulla pelle dei lavoratori precari della scuola o dei professori di sostegno. E stando a quanto trapelato nei giorni scorsi, non è ancora chiaro cosa il governo intenda proporre in materia fiscale. Con il passaggio alle tre aliquote Irpef, la direzione è diametralmente opposta al dettato costituzionale. È una misura positiva per i ceti più abbienti, ma in compenso si va a colpire chi ha meno”.
È sui tagli alla spesa che Gianni punta però il dito. “Non sono quelle di welfare le voci da tagliare. La sola riduzione quantitativa è un male, così facendo non aumenta la crescita. La storia del capitalismo insegna che senza una spesa pubblica adeguata a risentirne è tutta l’economia. Quando Obama insiste sulla riforma sanitaria, al di là delle battute di qualche sprovveduto, lo fa perché comprende come l’intervento statale possa agevolare il privato. I cittadini non sempre riescono a cogliere nell’immediato l’importanza di tali misure in quanto è nel medio periodo che si raccolgono i frutti”.
C’è da considerare, tuttavia, che l’obiettivo chiesto dall’Ue ai Paesi della zona euro è piuttosto ferreo e presenta una precisa scadenza: il 2014. “Francamente – risponde Gianni – ritengo che la linea rigorista di riduzione del deficit sia sbagliata e sarebbe opportuno dirsi meno entusiasti riguardo le richieste di Bruxelles. Non è vero che c’è un’unica soluzione, sono tanti i modi per restare nell’euro. Il pareggio di bilancio, ad esempio, potrebbe essere diluito nel tempo. Dobbiamo ricordarci che la crisi economica e finanziaria ha avuto origine dall’indebitamento del privato e non a causa del debito pubblico. Quest’ultimo, semmai, è stato incrementato dall’intervento statale per salvare le banche. Credo perciò che quello imposto dall’Unione europea sia l’indirizzo meno adatto. E a mio avviso – conclude l’ex sottosegretario – il prossimo governo dovrà valutare in questo senso la propria posizione nei confronti dell’Europa”.