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Tempi migliori per le imprese italiane

corsa_investimenti_impreseNel 2014 il numero delle imprese italiane protestate è diminuito sensibilmente. Inoltre, le aziende si sono dimostrate più veloci nel saldare le fatture: nell’ultimo anno, infatti, si sono ridotti anche i tempi di pagamento. Dati entrambi positivi. Del resto i mancati pagamenti mettono a rischio la sopravvivenza e l’attività di molte imprese.
Lo scorso anno il numero di società protestate – ovvero quelle che non hanno pagato un titolo di credito – si è ridotto in modo significativo, tornando vicino ai livelli precedenti alla crisi economica. Durante il 2014 rileva il Cerved, sono state circa 35 mila le aziende con almeno un titolo protestato, in calo rispetto alle 42 mila del 2013 (-17,3%). Il Mezzogiorno si conferma l’area con il maggior numero di protesti (14,4 mila).
Due sono le ragioni alla base di questo miglioramento, osservano gli analisti del Cerved: le imprese hanno dimostrato una maggiore cautela nel concedere credito commerciale alle controparti e la selezione naturale tra le aziende meno solide e quelle virtuose.
Le imprese italiane sono state più veloci nel liquidare le fatture ai propri fornitori, impiegando mediamente 77,5 giorni. Per quello che, a conti fatti, è un sensibile calo rispetto alla media del 2013 (79 giorni) e del 2012 (81). Negli ultimi 48 mesi, sono diminuiti sia i termini di pagamento concordati in fattura (passati da 60,8 giorni del 2012 a 58,9 del 2014) sia i giorni medi di ritardo (da 20,2 a 18,5 nell’ultimo anno).
Quest’ultima è sicuramente una buona notizia. D’altronde, secondo un’indagine realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, nel nostro Paese circa 3.400.000 imprese (il 76% del totale nazionale) hanno problemi di liquidità riconducibili al ritardo nei pagamenti, 700 mila di queste hanno ammesso di rischiare il fallimento. Ma oltre a mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte imprese, i ritardi sui pagamenti impediscono ad alcune di queste di assumere nuovi dipendenti, come accaduto ad un milione e settecentomila aziende nel 2014, o le inducono a valutare se licenziare o meno quelli già assunti, come hanno ammesso di aver fatto 900 mila imprese. I mancati incassi hanno causato perdite complessive per 35 miliardi di euro, conclude la Cgia.
Tante imprese fanno i conti con una Pubblica amministrazione (P.a.) che, nonostante qualche miglioramento (il valore dello stock di fatture inevase si è dimezzato, passando dal 67% della fine del 2012 al 32,4% di fine 2014), rimane un ‘cattivo pagatore’. Rispetto ad un privato, osserva il Cerved, la P.a. impiega il doppio del tempo prima di saldare quanto dovuto ai propri fornitori: 37,5 giorni contro 18,5 giorni.
Secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), aggiornati al al 30 gennaio 2015, sono stati saldati 36,5 miliardi di debiti commerciali arretrati della P.a. (+4 miliardi rispetto all’ultimo monitoraggio effettuato a fine ottobre) rispetto al picco del debito, stimato dalla Banca d’Italia, a 91 miliardi euro a fine 2012.

(articolo pubblicato il 17 marzo 2015 su Tgcom24)

 

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