Contrordine, compagni! Ora siamo “amici”
Contrordine, compagni: chiamiamoci amici. Nichi Vendola ha scombussolato gli animi duri e puri di quanti ancora credono nel valore semantico di una parola che ha caratterizzato la storia della sinistra. La nascita del Pd aveva già di per sé provocato non pochi interrogativi su questo fronte, sull’opportunità o meno di utilizzare un lessico che sia retaggio degli anni che furono. La politica cambia, le ideologie vengono meno, i simboli scompaiono. Dire amici al posto di compagni non pare un’eresia, insomma.
Alla presentazione del libro di Goffredo Bettini, Oltre i partiti, il leader di Sel ha motivato le ragioni di questa sua decisione: “Nel Pci mi dicevano che non si doveva dire ‘amico’, che bisognava dire ‘compagno’. Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perché è stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere”.
La posizione di Vendola non ha lasciato del tutto indifferenti i suoi fan. Basta fare un giro sulla pagina Facebook (la prima in Italia, per quanto riguarda i politici). Qualcuno, infatti, gli rimprovera l’allontanamento dalle radici a tutto vantaggio di una possibile candidatura alle primarie del centrosinistra. Per la serie: si è compagni in pochi, ma amici di tutti. Eppure, nell’era di internet, la parola amici è particolarmente inflazionata. Con quanta superficialità si è “amici” all’interno dei social network, ad esempio? Vendola guarda ai luoghi di aggregazione moderni, è al passo con i tempi. Anche perché, è bene ricordarlo, più di un compagno gli ha voltato le spalle nel recente passato. Gli amici, invece, si spera mai.
Grandissimo, Stanis. Ottima.