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La ripresa (piena) non prima del 2020?

lavoro_impreseNel biennio 2014-2015 abbiamo assistito ai primi, positivi, segnali di risalita che hanno investito l’intero paese (pur con le differenze territoriali che da sempre caratterizzano il sistema economico italiano). Ad esempio, come rileva l’Istat nel rapporto BES 2015, sono aumentati il reddito disponibile e il potere d’acquisto, è migliorata la spesa per consumi finali, anche se limitata dalla propensione al risparmio (che è tornata a crescere).
La crisi, infatti, aveva costretto tante famiglie (almeno fino al 2011 in maniera netta) ad utilizzare i risparmi accumulati per affrontare le spese o sostenere i consumi. Con un miglioramento della propria condizione economica sono cresciuti, di nuovo, i risparmi, proprio in vista di una situazione che possa rivelarsi più difficile del previsto. Di conseguenza nel 2013 sono diminuiti i livelli di consumo, cui è seguito un recupero nel 2014 e nel 2015.
La propensione al risparmio, che era scesa da oltre il 12% del periodo pre-crisi a circa il 7% nel 2012, è ora risalita a oltre il 9% nel 2013 e nel 2014. Il reddito disponibile pro-capite, nel 2014, si è invece attestato su 17.539 euro, rimanendo stabile sull’anno precedente (17.563 euro).
Da un lato, insomma, cresce la fiducia per le condizioni economiche più favorevoli, dall’altro permane un senso di incertezza per cui le famiglie mantengono un atteggiamento prudente e parsimonioso. Del resto il conto della crisi è salatissimo. A unire i puntini è stata la Cgia di Mestre: dal 2007 a oggi il Prodotto interno lordo ha evidenziato un calo di oltre otto punti, i consumi delle famiglie di 6,5 punti e gli investimenti – questo il tasto più dolente – del 27,5%. La disoccupazione è raddoppiata, passando dal 6,1% a circa il 12% (nel 2015 il dato medio dovrebbe attestarsi al 12,1%).
Per rilanciare l’occupazione è necessario soprattutto rilanciare gli investimenti e sostenere le imprese. Per la Cgia, infatti, tra il 2007 e il 2014 l’ammontare complessivo degli investimenti al netto dell’inflazione è diminuito di 109,4 miliardi di euro. Una contrazione che, a questi livelli, non ha riguardato altri indicatori economici.
Visti i presupposti, anche la Cgia stima (come già hanno fatto altri istituti di ricerca) una ripresa piena non prima del 2020. Una spinta può giungere comunque da un maggiore sostegno alle imprese, che tornerebbero così a investire in capitale umano, ricerca e sviluppo, nuove tecnologie, favorendo, quindi, occupazione e salari.

 

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